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L’incendio di Eindhoven, il sogno spezzato del Chemie Halle

Un’impresa difficile, ma non impossibile. È quella che attende il 29 settembre 1971 l’Halleschen FC Chemie, squadra della Repubblica Democratica Tedesca, nel ritorno del primo turno di Coppa Uefa contro gli olandesi del PSV Eindhoven. All’andata è finita 0-0 e il club della Saale spera di strappare la qualificazione. Quella partita però non si giocherà mai per un evento che segnerà la storia dei biancorossi: l’incendio di Eindhoven.

Una squadra in crescita

Il Chemie che va nei Paesi Bassi è stato la rivelazione della precedente stagione di Oberliga sotto la guida di Walter Schmidt. È arrivato terzo, strappando la seconda qualificazione della sua storia alle Coppe Europee, dopo quella del 1962. Ha una rosa con tanti buoni giocatori, tra cui spiccano Bernd Bransch, il futuro capitano della Germania Est ai Mondiali ’74 e soprattutto Klaus Urbanczyk.

Ha 31 anni, è nato proprio ad Halle e quella biancorossa è l’unica divisa che indosserà da giocatore. È un difensore destro, roccioso e duro da superare. Nel 1964 Klaus ha vinto il bronzo olimpico a Tokyo, pur mancando la finale per il terzo posto a causa di un infortunio ed è stato votato sportivo e calciatore dell’anno della DDR, primo e unico atleta a realizzare questa doppietta. Un talento e un leader, 34 volte nazionale della Germania Est, che insieme ai compagni ad Eindhoven cerca uno storico passaggio del turno.

Ottimismo e preoccupazione

I sedici giocatori che partono per Eindhoven hanno fiducia, ma anche un po’ di timore. Al loro arrivo in Olanda il meteo è tutt’altro che favorevole. Piove forte e si teme addirittura il rinvio della partita. La delegazione proveniente dalla DDR viene alloggiata al Hotel ‘t Silveren Seepaerd, vicinissimo alla stazione ferroviaria. È un hotel che ha anche un ristorante, ideale per chi come i dirigenti del HFC Chemie non vuole che i giocatori abbiano la possibilità di disperdersi nelle città occidentali.

L’incendio di Eindhoven: le fiamme all’improvviso

Sono le 5:30 del 28 settembre e d’improvviso un incendio inizia a divorare l’hotel. Ad ora dopo quasi 55 anni le cause sono ignote. Molto probabilmente le fiamme sono divampate nella cucina del ristorante. Tra i primi che si accorgono di quello che succede c’è Urbanczyk, svegliato dai rumori dei vetri in frantumi.

Lui, il centrocampista Roland Nowotny, l’attaccante Erhard Mosert e il portiere Helmut Brade cominciano a correre su e giù per i piani per avvisare gli altri ospiti del pericolo. Per muoversi utilizzano l’ascensore, prima che la corrente salti. L’hotel non ha né scale né uscite di emergenza, tanto che chi vuole fuggire ha due possibilità: arrampicarsi sul tetto o buttarsi dalle finestre. In vari tentativi Urbanczyk e i suoi compagni riescono a salvare diversi ospiti prima di crollare esausti. Ai soccorritori il difensore riesce solo a urlare il suo gruppo sanguigno: Rh positivo.

Wolfgang Hoffmann, la morte per un paio di ciabatte

Nell’intera delegazione del HFC ci sono alcuni feriti, altri sono intossicati. Tra chi non si trova fuori dall’hotel quando i vigili del fuoco domano l’incendio è Wolfgang Hoffmann. Ha 21 anni ed è uno dei più giovani della rosa. Lui è riuscito a fuggire dall’hotel, ma pensando che la situazione dentro fosse gestibile ha deciso di rientrare nella sua stanza per riprendere parte del suo bagaglio tra cui delle ciabatte comprate a Ovest. Morirà per le conseguenze dell’incendio.

Ritorni

Immediatamente dopo la tragedia i dirigenti del club di Halle scelgono di non far disputare alla squadra la partita di ritorno in programma a L’Aia. L’intera delegazione dei biancorossi torna nella DDR poco dopo l’accaduto, mentre Klaus Urbanczyk il più grave tra tutti i feriti rimane ricoverato a Eindhoven.

A occuparsi di lui il tesoriere del PSV Ben von Gelder che riuscirà a far parlare il difensore via telefono con la sua famiglia, rimasta ad Halle e che chiamava dagli uffici del club. “Banne” rientrerà qualche settimana dopo, nell’ottobre 1971 insieme alla Nazionale che rientrava da un match delle qualificazioni europee con l’Olanda. Quel confronto con il PSV sarà l’ultimo del HFC in Europa con la Germania Est ancora in vita. Quello che è successo quel giorno ad Eindhoven non se l’è dimenticato nessuno.

Tu eri meglio di me

Guus Hiddink

Soprattutto non se l’è dimenticato nel 2006 un difensore che nel 1971 era in campo. Si chiama Guus Hiddink e nel 2006, 35 anni dopo la tragedia, fa organizzare un’amichevole con il HFC, squadra di quarta serie. La partita è finita 12-2 per gli olandesi ma molte persone che nel 1971 avevano vissuto insieme ore drammatiche si sono ritrovate. Gli ex giocatori del HFC hanno ricevuto una maglia con il nome e Hiddink ha rivisto Urbanczyk.

“Tu eri meglio di me” gli ha detto. Una piccola rivincita per uno degli “eroi di Eindhoven”.

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Roberto Brambilla
Roberto Brambilla

Classe 1984, nato a Sesto San Giovanni quando era ancora la Stalingrado d’Italia. Germanocentrico, ama la Spagna, il Sudamerica e la Mitteleuropa. Collabora con Avvenire e coordina la rivista Cafè Rimet. È autore dei volumi “C’era una volta l’Est. Storie di calcio dalla Germania orientale”, “Rivoluzionari in campo” e coautore di “Non solo Puskas” e “Quattro a tre”.