Come potrai immaginare, questo progetto ha dei costi, quindi puoi sostenerci economicamente con un bonifico alle coordinate che trovi qui di seguito. Ti garantiamo che i tuoi soldi verranno spesi solo per la crescita del progetto, per i costi tecnici e per la realizzazione di approfondimenti sempre più interessanti:

  • IBAN IT73P0548412500CC0561000940
  • Banca Civibank
  • Intestato a Meridiano 13

Puoi anche destinare il tuo 5x1000 a Meridiano 13 APS, inserendo il nostro codice fiscale nella tua dichiarazione dei redditi: 91102180931.

Dona con PayPal

L’isola di Sant’Anastasia, l’Alcatraz bulgara

A 4 miglia (6,5 km) a sud-est di Burgas, nell’omonimo golfo, sorge l’isola di Sant’Anastasia, l’unica abitabile della costa bulgara. Alcuni manufatti rinvenuti nel 1973, tra cui un’antica anfora proveniente da Costantinopoli, permettono di datare al IV-VI secolo d. C. i primi insediamenti umani.

Di origine vulcanica e con una superficie di soli 0,01 chilometri quadrati, l’isolotto appare per la prima volta su una mappa a opera del cartografo olandese Nicolaes Witsen alla fine del XVII secolo. Plasmata dai tumulti della Storia e delle tempeste marine, la cosiddetta “Alcatraz bulgara” è stata teatro di assalti, incendi, set cinematografici, prigionie e fughe rocambolesche.

Isola di Sant'Anastasia
Il museo dell’isola di Sant’Anastasia (Giorgia Spadoni/Meridiano 13)

Sant’Anastasia sotto l’Impero ottomano

Il nome dell’isola deriva dal monastero che vi sorge, dedicato alla martire romana Anastasia Farmacolitria (“Guaritrice dai veleni” in greco), arsa viva nel 304 d.C. a Sremska Mitrovica, in Serbia. Il documento più antico che testimonia la presenza di una comunità religiosa risale al 1575 e riferisce di due monaci. Quando nel 1623 i cosacchi e gli ottomani occupano e distruggono il monastero di San Giovanni Battista a Sozopol, parte dei religiosi si trasferisce sull’isola di Sant’Anastasia. Nelle cronache dello scrittore turco Evliya Çelebi, che visita l’isola nel 1656, viene menzionato un “ricco monastero”.

Isola di Sant'Anastasia
Il monastero di Sant’Anastasia Farmacolitria (Giorgia Spadoni/Meridiano 13)

Nel 1784 l’ufficiale francese André-Joseph Lafitte-Clavé partecipa a una missione nell’Impero ottomano per conto del proprio paese e trova legioni di soldati turchi dislocate sull’isola, contro eventuali attacchi da parte della flotta russa. Sant’Anastasia viene così convertita in una base strategica dell’artiglieria turca, come testimoniato dai cannoni di ferro ritrovati poi nelle acque territoriali. Con la liberazione della Bulgaria dall’occupazione ottomana a fine Ottocento vi sorge un piccolo cantiere navale, una ristretta flotta dedita a pesca e trasporti e un mulino a vento: tutto di proprietà del monastero, ricostruito e ristrutturato dopo gli svariati attacchi e incendi subiti per mano dei pirati nel corso dei secoli, grazie a donazioni e all’egida di una ricca famiglia di Burgas.

Fuga da Alcatraz (bulgara)

Nel luglio 1923 un colpo di stato appoggiato dallo zar Boris III e favorito dalla posizione neutrale del Partito comunista bulgaro (Bkp) rovescia l’esecutivo guidato dall’Unione nazionale agraria bulgara e dal suo leader Aleksandăr Stambolijski. S’instaura quindi un repressivo governo di destra, con a capo Aleksandăr Tsankov. Il monastero di Sant’Anastasia diventa così una prigione in cui vengono mandati in isolamento gli oppositori politici: 132 tra agrari e comunisti. La manutenzione e il controllo del carcere sono però troppo complicati, e i prigionieri vengono trasferiti sulla terraferma, a Burgas, e in parte liberati.

A seguito del sanguinoso attentato alla chiesa di Sveta Nedelja a Sofia nell’aprile 1925, compiuto dai comunisti, l’isolotto diventa nuovamente un campo di detenzione molto affollato. Nel luglio dello stesso anno 43 prigionieri politici organizzano la propria fuga a pochi giorni dal processo che li avrebbe condannati a morte. Riescono a scappare a bordo di due barche a remi fino a nos Čukalja, un promontorio a sud di Burgas, raggiungendo poi Istanbul via terra. Il 17 agosto si imbarcano a bordo della nave sovietica Il’ič, destinazione Urss. Negli anni Quaranta una buona parte dei fuggitivi finisce però vittima delle repressioni staliniane e viene internata in Siberia, da dove non farà mai ritorno.

Nel frattempo il monastero dell’isola di Sant’Anastasia non ha mai smesso del tutto di essere un luogo di esilio e prigionia. Da luglio a ottobre 1941 si trasforma ufficialmente in un campo per antifascisti, con 63 prigionieri. Il 9 settembre 1944, infine, un nuovo colpo di stato scuote il paese e il potere passa in mano ai comunisti, che in onore della fuga del luglio 1925 decide di ribattezzare l’isola da Sant’Anastasia a Bolscevico (in bulgaro la parola “isola” è maschile), nome che manterrà fino al 1991. L’isola Bolscevico viene dichiarata “luogo storico della lotta rivoluzionaria” e corredata di targhe in memoria dei prigionieri.

“Il 29 luglio dell’anno 1925 nella prigione sull’isola di Sant’Anastasia fu organizzata una rivolta e compiuta la fuga di 43 comunisti che si opponevano al fascismo per la libertà del nostro popolo operoso. In loro onore l’isola è ribattezzata ‘Bolscevico'” (Giorgia Spadoni/Meridiano 13)
“Nel 1941 da luglio a ottobre l’isola di Sant’Anastasia venne convertita in un campo di concentramento dove la polizia antifascista ha internato 63 antifascisti. Il 24 agosto 1941 in seguito al duro regime condotto dalla polizia è morto l’antifascista internato Hristo Balkanski, membro del Bkp di Telets, provincia di Razgrad” (Giorgia Spadoni/Meridiano 13)

Dal dopoguerra ai giorni nostri

Negli anni Sessanta sull’isola viene organizzata un’esposizione museale dedicata agli eventi del 1925, e un edificio attiguo al monastero viene convertito in albergo. Bolscevico diventa il rifugio dell’intellighenzia di Burgas, che vi si reca in cerca d’ispirazione: attori, registi, scrittori. L’ospite più celebre è probabilmente il poeta Hristo Fotev, profondamente legato alla città marittima, che viene perfino soprannominato “governatore dell’isola”. Tra i suoi versi più famosi c’è senza dubbio la poesia È un’invenzione il mare?:

Измислица ли е морето?
И щастието ли? Не вярвайте!
Не вярвайте на капитаните,
които го продадоха!
Не вярвайте и на проститутките
които го забравиха!
Не вярвайте и на поетите
които го изгубиха!
Не е измислица морето
и щастието съществува!
Достатъчно е да се вслушате
във тишината на сърцето си.
Достатъчно е да протегнете
ръката си, да се усмихнете
на някого и да му върнете
отнетото от капитаните
и проститутките –
о, мъничко
от вярата си във дърветата,
във най-щастливите предчувствия,
във поздравите на другарите,
във делниците и светкавично
вий ще намерите морето…
Най-синьото и най-лъчистото
ще се усмихне във очите ви.
И портокаловото слънце
ще ви замести капитанската
фуражка, капитане мой!
Здравейте, капитане мой!
Не е измислица морето
и щастието съществува!

È un’invenzione il mare?
e anche la felicità? Non ci credete!
Non credete ai capitani
che l’hanno svenduto!
Non credete nemmeno alle prostitute
che l’hanno dimenticato!
Non credete neanche a quei poeti
che l’hanno perduto!
Non è un’invenzione il mare
e la felicità esiste!
Vi basta ascoltare attentamente
il silenzio dei vostri cuori
Vi basta allungare
la mano, sorridere
a qualcuno e restituirgli
quel che hanno portato via i capitani
e le prostitute:
oh, un poco
della loro fiducia negli alberi
nei presentimenti più felici
e nel saluto degli amici
nel quotidiano e all’istante
ritroverete così il mare…
Il più azzurro e il più radioso
che sorriderà nei vostri occhi.
E un sole аranciato
prenderà il posto del vostro cappello
da capitano, capitano mio!
Salve, capitano mio!
Non è un’invenzione il mare
e la felicità esiste!

Per altri articoli sulla poesia oltre il meridiano 13, clicca qui!
(Giorgia Spadoni/Meridiano 13)

In questo stesso periodo il complesso monastico viene restaurato più volte, mentre la chiesa della Vergine Maria subisce solo interventi minori: all’interno è infatti ancora possibile osservare alcune iconostasi originali. Nel 1975 Bolscevico è allacciata agli impianti elettrici e idrici, e il museo viene ampliato da una mostra sulla storia dell’isola. Nel 1958 il regista Rangel Vălčanov vi ambienta il suo primo lungometraggio Sulla piccola isola (Na malkija ostrov), ispirato all’evasione del luglio 1925. Nel 2010 il cineasta Kamen Kalev sceglie l’isola di Sant’Anastasia per il suo film L’isola (The Island), con Laetitia Casta come protagonista.

All’inizio del XXI secolo Sant’Anastasia torna a suscitare interesse nelle istituzioni e nei cittadini. Dal 2001 l’isola è ufficialmente riconosciuta come luogo di interesse storico e culturale. Nel 2014 la regione di Burgas inizia a investire risorse per sviluppare il suo potenziale turistico: durante la stagione estiva è raggiungibile in pochi minuti con un traghetto che parte direttamente dal porto di Burgas. Sull’isola è possibile visitare il museo, la chiesa, andare in spiaggia, sedersi a mangiare e perfino pernottare in una delle celle dell’ex monastero.

Isola di Sant'Anastasia
L’interno della chiesa della Vergine Maria
(Giorgia Spadoni/Meridiano 13)
Isola di Sant'Anastasia
Il faro dell’isola (Giorgia Spadoni/Meridiano 13)

Traduzione della poesia di Hristo Fotev di Giorgia Spadoni

Condividi l'articolo!
Giorgia Spadoni
Giorgia Spadoni

Traduttrice, interprete e scout letterario. S'interessa di letteratura, storia e cultura est-europea, in particolar modo bulgara. Ha vissuto e studiato in Russia (Arcangelo), Croazia (Zagabria) e soprattutto Bulgaria, dove ha conseguito la laurea in traduzione presso l'Università di Sofia “San Clemente di Ocrida”. Tra le collaborazioni passate e presenti East Journal, Est/ranei, le riviste bulgare Literaturen Vestnik e Toest, e l'Istituto Italiano di Cultura di Sofia. Nel 2023 è stata finalista del premio Peroto per la migliore traduzione dal bulgaro in lingua straniera e nel 2024 vincitrice del premio Polski Kot. Collabora con varie case editrici e viaggia a est con Kukushka tours.