Come potrai immaginare, questo progetto ha dei costi, quindi puoi sostenerci economicamente con un bonifico alle coordinate che trovi qui di seguito. Ti garantiamo che i tuoi soldi verranno spesi solo per la crescita del progetto, per i costi tecnici e per la realizzazione di approfondimenti sempre più interessanti:
IBAN IT73P0548412500CC0561000940
Banca Civibank
Intestato a Meridiano 13
Puoi anche destinare il tuo 5x1000 a Meridiano 13 APS, inserendo il nostro codice fiscale nella tua dichiarazione dei redditi: 91102180931.
Una statua di Josip Broz Tito si staglia imponente su un cielo blu elettrico, al cui centro c’è una luna piena gigante. Una ragazzina che indossa la divisa dei Pionieri della Jugoslavia sta in piedi davanti alla statua, con le mani unite dietro la schiena, osservandola. Subito sotto, una didascalia riporta un verso di una canzone dei Bijelo Dugme: evo zakleću se ja pred svima (ecco lo giuro davanti a tutti). La riga successiva è occupata da una data per nulla casuale: il 29 novembre 1943, data in cui fu proclamata la Repubblica Popolare Federale di Jugoslavia.
Questo collage immaginifico fa parte di una serie molto ampia di post pubblicati su Instagram che, con un seguito di decine di migliaia di persone, richiamano e celebrano con fare nostalgico questo o quell’aspetto della Jugoslavia con uno stile un po’ retrò e un po’ onirico. In un altro post, ad esempio, il celebre Professor Baltazar, personaggio di un noto cartone animato croato, è stato catapultato su una spiaggia tropicale a godersi un tramonto che sembra ritagliato da una rivista degli anni Ottanta. O ancora, in un’altra occasione, una Zastava 101 arancione, orgoglio dell’industria automobilistica jugoslava, appare in primo piano su una strada che si perde verso l’orizzonte; sullo sfondo, l’iconica silhouette della Torre Genex di Belgrado.
Questo tipo di post su Instagram è solo uno degli svariati modi in cui si esprime un fenomeno culturale estremamente ampio, noto come jugonostalgia (o jugonostalgija, in serbo-croato), che si potrebbe definire in modo superficiale come la nostalgica manifestazione di un forte attaccamento emotivo per l’epoca della Jugoslavia socialista. Sia chiaro, essere jugonostalgici non significa automaticamente inneggiare a un ritorno della Jugoslavia così com’era.
Per quanto fosse profondamente diversa dai paesi del blocco comunista, si è trattato pur sempre di uno stato illiberale, in cui le libertà politiche e civili erano limitate e il potere accentrato nelle mani di un nucleo ristrettissimo di persone. La jugonostalgia si concentra quindi sugli aspetti positivi, emotivi e simbolici di un passato che, chiaramente romanticizzato, può risultare più appetibile di un presente complesso e insoddisfacente.
Dare una definizione univoca della jugonostalgia è praticamente impossibile: il fenomeno racchiude infatti qualsiasi esternazione di attaccamento affettivo nei confronti della “terra degli slavi del sud”. Può riguardare ricordi individuali o rituali collettivi, può coinvolgere luoghi che assumono un particolare significato simbolico o trovare uno spazio di diffusione su internet, può avere un carattere più prettamente politico e ideologico o limitarsi a tener vivo il ricordo di svariati elementi della cultura pop jugoslava.
Il comune denominatore di questo fenomeno multiforme è, semplicemente, il pensiero che una Jugoslavia unita offrisse una migliore qualità della vista rispetto alla situazione attuale in cui le tendenze nazionaliste e le tensioni politiche sono onnipresenti. Lontanissima dall’essere il sistema perfetto, la Jugoslavia era di fatto un luogo in cui la multiculturalità non solo era possibile ma anche celebrata: la figura carismatica di Tito era riuscita a dare al paese una stabilità politica ed un senso di coesione che difficilmente si erano visti prima.
Il confronto è quindi fra un paese grande, forte e unito, che godeva di una buona reputazione sul piano internazionale ed un gruppo di paesi piccoli, periferici, difficili persino da collocare sulla mappa: risulta facile capire da dove possano originare sentimenti jugonostalgici.
Tra mito e realtà
Sicuramente, il passato a cui si fa riferimento è un passato largamente idealizzato: già solo il fatto che la jugonostalgia sia così popolare su Instagram, mezzo usato principalmente dai giovani, fa capire che molti dei nostalgici sono nati ben dopo la dissoluzione della Jugoslavia e non hanno chiaramente idea di cosa potesse voler dire vivere al suo interno.
A dire il vero, anche tra chi ha vissuto in Jugoslavia il ricordo dei tempi che furono è spesso molto edulcorato, quasi mitizzato. Esempio di questa tendenza è il portale web (e libro) Leksikon Yu Mitologije(Lessico della mitologia jugoslava), progetto collettivo lanciato nella sua veste analogica già nel 1989 e volto alla creazione di una raccolta di più elementi possibili appartenenti alla cultura pop della Jugoslavia socialista.
Con l’arrivo degli anni Novanta e il fallimento del progetto dopo la morte di Tito, il Leksikon Yu Mitologije ha assunto un significato diverso: chiunque volesse, era adesso chiamato a partecipare alla creazione di una piccola enciclopedia che, lungi dall’essere completa o storicamente accurata, aveva come scopo quello di non lasciare che gli aspetti più ordinari e mondani della vita sotto il socialismo andassero persi. Il risultato è un insieme di voci variegate che, con tono spesso ironico e leggero, danno vita ad una vera e propria mitologia jugoslava.
Tra le più interessanti figurano prodotti gastronomici come l’Eurokrem (la mitica crema spalmabile al cioccolato) e il Vegeta (l’onnipresente insaporitore usato in qualsiasi tipo di piatto), ancora commercializzati in tutte le ex-repubbliche. Altre voci menzionano personaggi in vista, come il cantante Toma Zdravković o la moglie di Tito Jovanka Broz; altre ancora non si riferiscono a oggetti o persone ma ad eventi o racconti (è il caso della voce Titovi govori che raccoglie alcune frasi pronunciate, presumibilmente, dal leader della Jugoslavia). In definitiva, la raccolta del Leksikon Yu Mitologije è piuttosto caotica e spesso si sofferma su dettagli personali e soggettivi, ma forse è proprio questo a renderla interessante e divertente da consultare.
Non tutte le manifestazioni jugonostalgiche, però, sono così leggere e prive di controversie: riferimenti politici troppo espliciti alla Jugoslavia socialista possono toccare nervi scoperti e creare malcontento. È questo il caso del reality show Toa sum jas/To sam ja/To sem jaz(“Sono io”, rispettivamente in macedone, serbo-croato e sloveno). Mandato in onda nel 2004 dalla televisione macedone, ma visibile in tutta la regione, il reality, che includeva partecipanti da tutte le ex-repubbliche, era stato pubblicizzato come un programma televisivo non solo multinazionale ma apertamente pan-jugoslavo.
Al netto delle critiche relative alla qualità del programma in sé, l’idea di riunire partecipanti dall’ex-Jugoslavia aveva avuto successo, ma alcune scelte della produzione sono state in seguito aspramente criticate, prima tra tutte quella di inserire nella scenografia ritratti di Tito e una stella rossa. Il riferimento, troppo esplicito, al passato jugoslavo ha fatto sì che il programma venisse rimosso dal palinsesto televisivo in alcune delle ex-repubbliche, almeno fino a quando la produzione ha riportato la scenografia com’era prima.
La jugonostalgia può avere un impatto sociale?
Una volta descritto il multiforme fenomeno della jugonostalgia, l’ultima cosa che resta da chiedersi è se tutte queste manifestazioni culturali apparentemente scollegate possano avere un impatto a livello sociale o restino, più che altro, fine a sé stesse. Il fatto che il fenomeno sia così volatile e diffuso anche sul web è un’arma a doppio taglio.
Da un lato, può arrivare a più persone, dalla diaspora ai semplici appassionati, e coinvolgere diverse generazioni. Dall’altro, soprattutto per via del fatto che le generazioni più giovani non hanno un reale attaccamento emotivo con la Jugoslavia, il fenomeno della jugonostalgia rischia di diventare eccessivamente dispersivo, un trend come un altro che può essere soppiantato da una corrente più nuova e attraente in qualsiasi momento.
Ciò non toglie, però, che il dinamismo e la varietà delle forme in cui la jugonostalgia si esprime la rendano tutt’altro che un fenomeno culturale puramente retrospettivo. Gli jugonostalgici non sono persone che si limitano a rimpiangere un passato glorioso che non può tornare, anzi, nel tenerne viva la memoria ed i simboli portano avanti l’idea che può esistere un senso di appartenenza jugoslavo e multiculturale. In questo senso, una narrazione che parla di un percorso comune e non di divisioni su base etnica assume un ruolo molto importante e ha un impatto, seppur minimo e indiretto, sul travagliatissimo processo di riconciliazione politica nei Balcani occidentali.
Laureata in Studi Interdisciplinari e Ricerca sull’Europa Orientale, ha vissuto un po’ ovunque nei Balcani occidentali. Si interessa di tutto quello che è successo e succede al di là del muro di Berlino. Lentamente, sta imparando il serbo-croato.