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Secondo un’antica tradizione della Carelia, la regione settentrionale russa che confina con la Finlandia e si affaccia sul Mar Bianco, per la cerimonia di fidanzamento non può mancare un piatto: il kosovik. E in effetti, per la ricchezza della sua farcia e dei suoi sapori, val la pena ritenerlo un piatto ideale per le feste. Ad alcuni potrà ricordare un altro tradizionale piatto russo chiamato kulebjaka, anch’esso associato alle feste; tuttavia, in Carelia sottolineano come il kosovik rispecchi pienamente i sapori di questa terra.
Iniziamo dal nome. La parola kosovik, che descrive la forma di questo piatto, deriva da kosa, ossia la falce, un’immagine da ricollegare in questo caso alla luna: secondo la tradizione, al futuro marito si associa infatti la falce di luna, mentre la futura moglie sarà associata al sole. È lei dunque, secondo la tradizione, a dover preparare questo piatto in onore del fidanzato.
Il kosovik, una mezzaluna ripiena
La mezzaluna del kosovik si presenta come uno strato di impasto richiuso su se stesso che nasconde un ripieno complesso e stratificato. Gli strati sono composti da bliny (crespelle) ripiegati su se stessi, ciascuno farcito diversamente, e riposti uno sull’altro con un sottile strato di burro a fare da collante.
Quanto al ripieno di ciascun blin, ogni cuoco e cuoca avrà il suo preferito; tuttavia, la tradizione careliana prevede, vista la geografia, un’immancabile farcia di pesce.
Secondo la ricetta proposta dal progetto “V Karelii est’”, che invita a conoscere la regione, la sua cultura e i suoi sapori anche attraverso delle masterclass, i bliny richiusi all’interno della mezzaluna devono contenere due tipi di pesce, in genere precedentemente cotto al forno: il siluro del lago Ladoga e il coregone bianco del lago Onega; in alternativa, si possono usare trota e salmone. A questi si aggiungono la laminaria e il fucus, due tipologie di alga disponibili nel mar Bianco così come nelle acque oceaniche più fredde, mentre un blin verrà farcito con uovo sodo spezzettato insaporito dall’aneto.
Questi bliny ripiegati su loro stessi e impilati l’uno sull’altro con uno strato di burro a tenerli insieme vengono richiusi all’interno dell’impasto del kosovik, il quale infine assume la forma di una falce di luna e viene cotto al forno una decina di minuti.
Dottoressa di ricerca in Slavistica, è docente di lingua russa e traduzione presso l’Università di Trieste, si occupa in particolare di cultura tardo-sovietica e contemporanea di lingua russa. È traduttrice, curatrice di collana presso la casa editrice Bottega Errante ed è la presidente di Meridiano 13 APS.