Domenica 21 maggio, a Chişinău, si è tenuta una partecipata manifestazione a favore del cammino europeo della Moldova, che lo scorso 23 giugno ha ottenuto lo status di paese candidato all’Ue. Un altro momento importante nel percorso verso la membership effettiva sarà compiuto il 1° giugno, quando Chişinău ospiterà il secondo summit della Comunità politica europea. La strada verso l’integrazione europea della Moldova è, però, minacciata dall’opposizione filorussa che sta cercando in tutti i modi di ostacolare il consenso intorno alla presidente Maia Sandu e al governo filoeuropeo del paese.
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“Moldova Europea”
Circa 75mila persone, secondo stime preliminari, si sono riunite domenica scorsa a Chişinău, in Moldova, a supporto dell’integrazione europea del paese. La manifestazione “Moldova Europea”, fortemente voluta dalla presidente Sandu, si è aperta con l’inno della Moldova, seguito da quello dell’Unione europea. “I moldavi sono europei. Il posto della Moldova è nell’Unione Europea. Il nostro progetto è indirizzato all’ingresso della Moldova nell’Unione Europea”. Sono parole chiare e dirette quelle che la presidente Sandu ha indirizzato ai tanti cittadini riunitisi in piazza della Grande Assemblea Nazionale. I manifestanti hanno risposto con entusiasmo, intonando all’unisono il coro: “Europa! Europa! Europa!”. “Il nostro percorso è nell’Unione Europea. Lì, i diritti vengono rispettati, puoi sentirti come un essere umano. Non voglio che i nostri figli seguano il percorso che abbiamo dovuto seguire noi e che nessuno ledi la loro dignità come è stato per noi”, ha detto una manifestante all’agenzia di stampa Reuters, riferendosi al passato sovietico della Moldova. “Continuate il vostro percorso. La Moldova è parte della famiglia europea e questa famiglia sarà sempre con voi. La Moldova non è sola”, ha poi rassicurato i manifestanti Roberta Metsola, presidente del Parlamento europeo. Al termine degli interventi, i cittadini presenti alla manifestazione hanno votato all’unanimità a favore di una risoluzione che conferma l’intenzione della Repubblica di Moldova di diventare a pieno titolo membro dell’Unione Europea.
La contromanifestazione
Mentre a Chișinău era in corso la manifestazione per il futuro europeo del paese, a Comrat, capoluogo della Gagauzia, si sono riuniti cittadini provenienti da tutta la regione autonoma per esprimere la loro contrarietà al percorso voluto dalla presidente Sandu. La regione autonoma della Gagauzia che, a differenza della Transnistria, dopo un iniziale tentativo di indipendenza in seguito alla caduta dell’Urss, aveva abbandonato i sentimenti separatisti a favore di un’autonomia all’interno della Moldova, è, in questi giorni, al centro di uno scandalo di portata nazionale. Nel mirino degli investigatori sono finite le elezioni regionali della scorsa settimana che hanno decretato la vittoria di Evgenia Gucul, candidata dell’opposizione filorussa. La validità delle elezioni è messa in dubbio da possibili brogli e falsificazioni che avrebbero avvantaggiato l’opposizione, ha affermato il Centro nazionale anticorruzione. La confisca da parte degli agenti dei servizi speciali moldavi delle schede elettorali per condurre le indagini aveva provocato isteriche reazioni nell’opposizione, culminate nella convocazione di una manifestazione da svolgersi in contemporanea a quella europeista e non più limitata solo a questioni di politica interna. “Il nostro obiettivo è di far capire al governo centrale che non bisogna ignorare l’opinione del popolo. Per quanto riguarda l’ingresso nella Nato, l’ingresso nell’Unione Europea e qualsiasi questione che riguarda tutta la Moldova bisogna ascoltare l’opinione del popolo”, ha detto un manifestante a una testata giornalistica locale. Al termine dell’evento di protesta, i manifestanti hanno votato all’unanimità a favore dell’organizzazione di un referendum nazionale per decidere su due questioni cruciali: la direzione della politica estera della Repubblica di Moldova e la conservazione dello status di neutralità del paese. Quesiti che potrebbe mettere a serio rischio il percorso europeo della Moldova, avvicinando il paese all’orbita russa.
L’opposizione filorussa
La Gagauzia è la roccaforte dell’opposizione filorussa in Moldova. In questa regione autonoma, infatti, il partito governativo filoeuropeo non si è neanche scomodato a candidare uno dei suoi politici alle scorse elezioni regionali. Al ballottaggio si sono sfidati i candidati di Şor e del Partito dei Socialisti, formazioni politiche d’opposizione vicine a Mosca, ed è stata Evgenia Gucul, candidata di Şor, ad aggiudicarsi la vittoria contestata dal governo centrale. Lo scandalo intorno alle elezioni regionali è stato abilmente usato dall’opposizione per cercare di ottenere, questa volta tramite lo strumento referendario, ciò che non è riuscita a conseguire tramite le proteste che fomenta da quasi un anno. La formazione politica di Ilan Şor, oligarca fuggito dal paese nel 2019 e condannato l’aprile scorso a 15 anni di carcere per frode bancaria, ha cercato in questi mesi di cavalcare l’onda del malcontento sociale causato dalla profonda crisi energetica ed economica causata dall’invasione russa dell’Ucraina che colpito uno dei paesi più poveri d’Europa, invitando i cittadini moldavi a manifestare per le dimissioni della presidente Sandu e del governo, lo scioglimento del parlamento, elezioni anticipate e il miglioramento dei rapporti con la Russia. Le proteste sono andate scemando col tempo, tuttavia il malessere e il malcontento nella società resta, così come la possibilità che l’opposizione filorussa riesca a capitalizzare il consenso a discapito del Partito di Azione e Solidarietà di Maia Sandu.
La Transnistria e la guerra in Ucraina
Mosca osserva con attenzione ciò che accade in Moldova. Ma non si limita solo all’osservazione. Lo scorso 21 febbraio Vladimir Putin ha revocato un trattato di politica estera, in cui, tra l’altro, si proponeva di “continuare a partecipare attivamente alla ricerca di modi per risolvere il problema della Transnistria sulla base del rispetto della sovranità, dell’integrità territoriale e dello status neutrale della Repubblica di Moldova nel determinare lo status speciale della Transnistria”. La repubblica, de facto indipendente ma de iure parte della Moldova, che ospita un contingente di circa 2mila soldati russi, eredità della guerra che portò all’indipendenza di Tiraspol dal governo centrale, e la base di Cobasna, un enorme deposito di munizioni e armamenti sovietici, è un’altra leva nelle mani del Cremlino per fare pressione sul governo moldavo.
Lo scorso febbraio, la presidente Sandu ha denunciato l’esistenza di piani russi per rovesciare l’ordine costituzionale nel paese con sabotatori camuffati in abiti civili infiltrati nelle proteste dell’opposizione. Ipotesi avanzata pochi gironi prima anche dal presidente ucraino Zelens’kyj ad una seduta straordinaria del consiglio europeo. Il ministro degli esteri russo Sergej Lavrov aveva allora dichiarato che, accusando la Russia di preparare un colpo di stato, la Moldova cercava di distogliere l’attenzione dai problemi interni. Quello che è certo è che l’invasione russa su larga scala dell’Ucraina ha allarmato la piccola Moldova, paese cuscinetto tra Nato e Russia. Il timore iniziale era che se i russi fossero arrivati a Odessa e avessero costituito un corridoio terrestre con la Transnistria, avrebbero cercato di annettere la repubblica indipendente. Resta oggi la paura che le influenze russe nel paese possano destabilizzare la situazione politica, compromettere il futuro europeo della Moldova e, nella peggiore delle ipotesi, dar vita a eventi simili a quelli che dal 2014 stanno devastando l’Ucraina.
Il summit della Comunità politica europea
Però, come ha detto Roberta Metsola ai manifestanti riunitisi a Chişinău, la Moldova non è sola in questa guerra ibrida contro la Russia. Infatti, il 1° giugno Chişinău ospiterà il secondo summit della Comunità politica europea, un format voluto dal presidente francese Emmanuel Macron per discutere con i leader del continente su questioni strategiche comuni. Al primo vertice, svoltosi a Praga il 6 ottobre scorso, hanno partecipato i paesi membri dell’Unione Europea, gli aspiranti partner dei Balcani, del Caucaso e dell’Europa Orientale, così come la Gran Bretagna. Gli unici paesi facenti parte dell’Europa geografica esclusi, a dimostrazione del loro isolamento nel continente, sono stati la Russia e la Belarus’. Sebbene alcuni critici ritengano che il forum sia un tentativo di frenare l’allargamento dell’Ue, il summit resta comunque un’importante chance per la Moldova per mostrare a tutta l’Europa la volontà di entrare a far parte dell’Unione.
“Per la Moldova, l’organizzazione del summit della Comunità politica europea è la prova del nostro grande impegno nei confronti della famiglia europea, ma è anche un forte supporto diplomatico in un periodo per noi complicato”, ha annunciato la presidente Sandu, aggiungendo che “questa è la nostra opportunità per convincere e mostrare che la Repubblica di Moldova merita di entrare nell’Unione Europea”.
Foto di copertina: La manifestazione “Moldova Europea” in piazza a Chişinău, foto di Valeriu Zaporojan per Moldova Liberă