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Il sogno interrotto delle Olimpiadi di Berlino 1968

519 medaglie, di 192 d’oro. Nella sua storia la Repubblica Democratica Tedesca, anche grazie al ricorso alla pratica sistematica del doping, è stata una delle nazioni più vincenti di sempre alle Olimpiadi. La DDR, che tra il 1956 e il 1964 ha partecipato in una selezione unica insieme ai “cugini” dell’Ovest, non ha mai ospitato una rassegna a cinque cerchi. In un’occasione però ha avuta una possibilità (remota) di candidarsi e dare vita alle Olimpiadi di Berlino 1968. Ecco la storia di un tentativo abbozzato fermato dalla politica.

L’azzardo di Brandt e Daume

Nella primavera 1963 Berlino è una città lacerata. Da nemmeno due anni è tagliata in due dal Muro, con un equilibrio politico ed economico ancora da trovare. In questo contesto, il 27 marzo Willy Brandt, sindaco socialdemocratico di Berlino Ovest, fa pubblicare un testo indirizzato al Comitato Olimpico Internazionale.

Per rispettare la scadenza prevista in nome del Senato di Berlino, sono autorizzato a invitare il CIO e i giovani di tutto il mondo alla 18esima Olimpiade estiva nel 1968 a Berlino. Ritengo che le autorità di Berlino Est dopo trattative tra i due Comitati Olimpici esprimerà la loro disponibilità.

In un altro passo il comunicato recita:

Do una spiegazione, come richiesto, che i partecipanti e i tifosi dei Giochi possono andare a Berlino senza alcuna restrizione.

Le parole di Brandt, imbeccate da Willi Daume, l’allora presidente del Comitato Olimpico tedesco, sono un terremoto, soprattutto al di là del Muro, perché contengono degli elementi, come la libertà di viaggio tra le due Germanie, in linea teorica irricevibili per lo “Stato degli Operai e dei Contadini”.

Su Willy Brandt leggi anche Günter Guillaume, l’uomo che spiava Willy Brandt

Chiarimenti

Che Brandt e Daume vogliano una candidatura per tutta Berlino è chiara quando il presidente del Comitato Olimpico della Germania Ovest (NOK) chiama ad aprile 1963 il suo omologo Heinz Schöbel per un colloquio. Il 7 maggio è in programma una riunione del Politbüro, dove il tema è la “Proposta del presidente del NOK Daume di ospitare i Giochi Olimpici Estivi nella capitale della Repubblica Democratica Tedesca e a Berlino Ovest”. A quella data, dopo l’incontro tra Schöbel e Daume, i membri del massimo organo politico della Germania Est hanno qualche elemento in più.

È sicuro che Daume voglia presentare al CIO la candidatura insieme alla DDR e che ne abbia già parlato con il presidente del Comitato Olimpico Internazionale Avery Brundage che avrebbe dato il suo appoggio all’iniziativa. In più Daume vorrebbe discutere la questione con la delegazione della Repubblica Democratica Tedesca nella riunione del CIO del 18 giugno 1963 con Schöbel che ha definito la proposta dei “cugini” dell’Ovest come ragionevole e meritevole di discussione.

Il muro della DDR

Durante la riunione del Politbüro escono tutte le paure e i sospetti dei vertici politici della Repubblica Democratica Tedesca. A parte Willi Stoph, futuro presidente della DDR, la valutazione della proposta di Daume-Brandt è univoca: “provocazione politica”. Il Politbüro elabora una serie di condizioni indispensabili per sottoscrivere la candidatura. La prima è che sia il sindaco di Berlino Ovest che quello di Berlino Est devono essere invitati insieme ai Giochi.

A proposito di Germania orientale e Muro di Berlino leggi anche: La prima partita dopo la caduta del Muro di Berlino

La seconda è che solo il governo della DDR debba procedere agli inviti perché secondo la dottrina della Repubblica Democratica Berlino si trova sul suo territorio. Per questa ragione sempre la DDR si dovrebbe occupare delle procedure di entrata, perciò il sindaco di Berlino dovrebbe discuterne con il presidente della Germania Est, in quel momento Walter Ulbricht. Un’altra condizione riguarda l’apertura dei Giochi che dovrebbe essere fatta dal solo presidente della DDR, con la bandiera tricolore con il martello e il compasso a sventolare e “Auferstanden aus Ruinen” da suonare.

Ulbricht dovrebbe fare gli onori di casa e il Comitato organizzatore dovrebbe avere sede a Berlino Est. In più i vertici della DDR pongono come condizione che la Repubblica Federale paghi la metà dei costi organizzativi nella sua valuta ed Erich Honecker e Manfred Ewald, due dei membri del Politbüro, chiedono che Berlino venga dichiarata “città aperta”. Una serie di condizioni che testimoniano un orientamento chiaro: la DDR non vuole i Giochi insieme alla Repubblica Federale a Berlino.

Contrarietà e indifferenza

Se a Berlino Est non sono esattamente favorevoli a una candidatura congiunta, neanche a Bonn fanno proprio i salti di gioia. Hanno paura soprattutto che i Giochi diventino un’occasione di propaganda per la Repubblica Democratica Tedesca. In più a essere contrari sono anche le tre potenze occidentali che occupano Berlino. Se l’Unione Sovietica, pur disinteressandosi, aveva assicurato in colloqui privati a Daume l’appoggio a un’eventuale candidatura della “Città dell’Orso”, Francia e Inghilterra si sono opposte in maniera chiara al progetto di Daume-Brandt: un’eventuale candidatura congiunta porterebbe a complicazioni politiche in quel momento non desiderate.

Fine della corsa per le Olimpiadi di Berlino 1968

Alla luce del quadro e dei rapporti di forza l’11 giugno 1963 a una settimana dal programmato incontro del CIO, il segretario generale, lo svizzero Otto Mayer, annuncia a Willy Brandt che la candidatura di Berlino non può durare. Una settimana prima Schöbel aveva parlato con Avery Brundage per spiegargli la situazione. Il “no” è definitivo. Tre anni, il 26 aprile 1966 il CIO assegna a Monaco di Baviera i Giochi del 1972.

La DDR non si presenterà mai ufficialmente come candidata per ospitare i Giochi. Nell’inverno 1988/1989 però Erich Honecker chiese di redigere uno studio di fattibilità per portare i Giochi nella Germania Est nel 2004 a Lipsia. Di quella relazione ne esistono ad ora quattro copie in cui si parla di 25miliardi di Ostmark, 10 miliardi per uno stadio da 80mila posti, 1,7 miliardi per il Villaggio Olimpico, 8,5 per le infrastrutture come strade e 5 miliardi per hotel e ristoranti. Nell’estate 1989 Egon Krenz, da lì a pochi mesi ultimo capo dello Stato della Repubblica Democratica Tedesca, ne aveva parlato addirittura alle Spartachiadi della DDR. Poi pochi mesi tutto crollò, compreso il sogno di vedere i Giochi in Germania Est.

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Roberto Brambilla
Roberto Brambilla

Classe 1984, nato a Sesto San Giovanni quando era ancora la Stalingrado d’Italia. Germanocentrico, ama la Spagna, il Sudamerica e la Mitteleuropa. Collabora con Avvenire e coordina la rivista Cafè Rimet. È autore dei volumi “C’era una volta l’Est. Storie di calcio dalla Germania orientale”, “Rivoluzionari in campo” e coautore di “Non solo Puskas” e “Quattro a tre”.