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Ovunque nel mondo, in qualsiasi posto il mio pensiero vada o si arresti, trova fedeli e operosi ponti, come eterno e mai soddisfatto desiderio dell’uomo di collegare, pacificare e unire tutto ciò che appare davanti al nostro spirito, ai nostri occhi, ai nostri piedi, affinché non ci siano divisioni, contrasti, distacchi.
Ivo Andrić, “Il Ponte sulla Drina”
I ponti della Bosnia (e dell’Erzegovina) provano a unire sponde lontane. Scavalcano fiumi e torrenti impetuosi, permettono passaggi e scambi. Mentre nel paese si scavano solchi che allontanano gli esseri umani, questi monumenti di pietra continuano imperterriti nel loro muto lavoro di collegamento. Non è un caso se il 9 novembre 1993 le truppe croate che assediavano Mostar decisero di abbattere il simbolo cittadino per eccellenza: lo Stari Most, il ponte ottomano che collegava le due sponde della Narenta.
Passeremo in rassegna i ponti della Bosnia ed Erzegovina più famosi, ma anche alcuni meno noti ma ugualmente spettacolari. Ci baseremo principalmente sulle notizie storiche e sulla lista dei monumenti nazionali della Bosnia ed Erzegovina.
Il ponte di Mostar
Letteralmente si chiama “Ponte Vecchio” (Stari Most) ed è di origine ottomana, anche se erroneamente gli austro-ungarici si riferivano ad esso come Römerbrücke, “Ponte romano”. L’opera fu commissionata da Solimano il Magnifico verso la metà del 1500 e fu inaugurato una decina di anni dopo (1566-67, ovvero il 974 anno dell’Egira). Ha un’altezza di 24 metri, è lungo 30 e largo 4. Due piccole fortezze (mostari) lo difendono: a sud-ovest quella chiamata Tara, la Halebija, invece, a nord-est.
La sua costruzione è avvolta nella leggenda, a partire – come visto – dalla data di inaugurazione. L’architetto fu quasi sicuramente un discepolo del grande Mi’mār Sinān, tale Hayruddin, che il giorno stesso dell’inaugurazione dell’opera aveva anche prenotato il proprio funerale, visto quanto si sentiva ottimista sulla riuscita del progetto. Misteriosa rimane la costruzione dell’impalcatura, così come la movimentazione delle pietre. Resta però la convinzione che all’epoca fosse il più grande ponte conosciuto ad arcata unica.
Oggi dal suo parapetto si buttano nelle acque irrequiete della Narenta i “tuffatori”, come raccontato in maniera particolarmente interessante dall’omonimo documentario di Daniele Babbo. Circa dieci anni dopo la sua distruzione, il ponte di Mostar è tornato a collegare le due sponde (23 luglio 2004) ed oggi il centro nevralgico della città. Nonostante le divisioni percorrano in maniera fortissima la zona erzegovese, lo Stari Most accoglie un flusso inarrestabile di turisti, che percorre le pietre dell’opera senza fare grande attenzione a cosa fu, a cosa è recentemente stato e a cosa significa per gli abitanti del luogo il ponte di Mostar.
Poco lontano dal grande ponte sorge la Kriva Ćuprija (ovvero il “ponte storto”) una piccola struttura di pietra che attraversa il fiume Radobolja. È il ponte con una sola arcata più vecchio della città, costruito nel 1558, e probabilmente rappresenta una miniatura del più famoso esemplare.
Il ponte di Višegrad
Insieme allo Stari Most, anche il ponte che sorge nella città della Bosnia orientale fa parte del patrimonio Unesco, ma – in più – è l’unico ad “aver vinto” un premio Nobel. O meglio la vittoria è andata ad Ivo Andrić, e “Il ponte sulla Drina” (Na Drini Ćuprija) da quel momento è diventato “famoso” a livello planetario. In realtà il nome corretto della struttura è ponte di Mehmed Paša Sokolović, ovvero il Gran visir che ne commissionò la realizzazione. L’architetto fu in questo caso proprio il grande Sinān, che realizzò un’opera con undici arcate, per un totale di quasi 180 metri.
Nel corso della storia ha subito molti danneggiamenti, ma ogni volta è stato ristrutturato. Non c’è dubbio che la Drina, che scorre sotto di lui abbia visto passare epoche, padroni, leggende di ogni tipo. Ma il fiume, a volte placido, a volte meno, continua a scorrere, come se niente fosse.
I ponti di Sarajevo
L’attuale capitale del paese ospita il terzo più famoso ponte della Bosnia ed Erzegovina: il Ponte latino, dove nel 1914 vennero uccisi l’Arciduca Francesco Ferdinando e sua moglie. In realtà anche questo ponte è di costruzione ottomana, ma viene chiamato “latino” perché all’epoca portava nella direzione del quartiere cattolico.
Inizialmente di legno, fu ricostruito diverse volte: l’ultima alla fine del 1700 in seguito a una grossa piena. Il Ponte latino ha quattro arcate e poggia su tre robusti pilastri e su un terrapieno. Ha due aperture di scarico, chiamate “occhi”, molto caratteristici. È costruito in pietra e gesso.
Ma quello “latino” non è l’unico ponte di Sarajevo. Ci sono altri esempi, come il Ponte della Capra, anch’esso di origine ottomana. Fu costruito nel XVI secolo, utilizzando principalmente un tipo di marmo bianco. Ha una struttura armoniosa con una sola arcata principale e due aperture rotonde che aiutano a sostenere il peso.
Un altro ponte ottomano è quello di Šeher Ćehaja, anche detto “Ponte del sindaco”, dalla parola turca per indicare chi guida una città. Il primo e unico documento che indica l’anno di costruzione riporta 994 dell’Egira (quindi fra il 1585 e il 1586). Sempre la stessa fonte attribuisce la costruzione a un uomo chiamato “Alija conosciuto come Hafizadić”. Il ponte ha quattro arcate ed è stato costruito principalmente con tufo e altre pietre calcaree.
A Sarajevo si trovano inoltre altri tre importanti ponti, più moderni, costruiti nella seconda metà del 1800: quelli di Ćumurija, Skenderija (disegnato da Gustave Eiffel, come il ponte raccontato in questo articolo: Di ponti reali e simbolici in Moldova: da Eiffel al “Ponte di Fiori”) e Čobanija.
Altri ponti della Bosnia ed Erzegovina
Oltre a quelli di Mostar, Sarajevo e Višegrad, nel paese c’è tutta un’altra serie di opere di cui parleremo in maniera un po’ più sintetica. Cominciamo dal Ponte romano di Ilidža, che ha questo nome perché costruito sopra i resti di un’antica struttura di epoca romana. Ha sette arcate, attraversa il fiume Bosna, poco lontano da Sarajevo, e fu costruito intorno al XVI secolo.
I ponti sulla Narenta
La Narenta non è solcata solo dallo Stari Most di Mostar, ma anche dall’omonimo ponte ottomano di Glavatičevo (chiamato però in serbo-croato Stara Ćuprija), e da quello, sempre omonimo, di Konjic. La storia di quest’ultimo è molto interessante: fu costruito tra il 1682 e il 1683 da Ali-aga Hasečić (come ricorda la targa di pietra sulla campata centrale) con sei archi di pietra leggermente a sesto acuto. Nel 1945 fu danneggiato dalle cariche esplosive dell’esercito tedesco in ritirata. Dopo la seconda guerra mondiale, il governo jugoslavo decise di riparare temporaneamente il ponte con una soluzione temporanea, che tuttavia durò per più di cinque decenni, quando il ponte fu riportato al suo aspetto originale nel 2009.
Non è certo un ponte antico, ma insieme a quello di Mostar è probabilmente il più famoso ponte sulla Neretva (Narenta). Stiamo ovviamente parlando di quello di Jablanica, che oggi è un ponte commemorativo che ricorda la celebre battaglia, dalla quale è tratto anche un film candidato al premio Oscar.
Sempre nei dintorni di Mostar si trovano tre ponti: due a Stolac e uno a Blagaj. I primi due, Inat Ćuprija e Djevojačka Ćuprija,congiungono due sponde della Bregava; il terzo, il ponte di Karađoz-begov, attraversa la Buna.
Il ponte di Trebinje
Merita una citazione per la sua struttura irregolare e asimmetrica il Ponte Arslanagić di Trebinje, costruito nella seconda metà del 1600, principalmente con tufo e travertino, serviva per migliorare le comunicazioni fra la zona interna e il mare, in particolare nella zona di Herceg Novi. Oggi si trova in una zona abbastanza periferica della città, perché fu traslato di circa cinque chilometri per far posto a una diga. Attraversandolo si gode di una bella vista sul fiume Trebišnjica, che dall’alto delle sue arcate appare quieto e lento.
Ci sono ponti sui quali si è fatta la storia e ponti dove passano le pecore, come l’Ovčiji Brod (che potremmo tradurre come il “passaggio delle pecore”), ponte ottomano ad arco in pietra del 1700 che attraversa il fiume Zalomka, nel villaggio di Bratač, vicino Nevesinje. La data è incerta, ma quasi sicuramente è successivo al ponte di Višegrad. La mano potrebbe essere stata quella Mimar Hayruddin, di cui abbiamo già parlato. L’Ovčiji Brod non è stato mai restaurato, ma nonostante ciò il ponte è ancora relativamente ben conservato e utilizzato ancora oggi da pastori e turisti.
La lista potrebbe allungarsi quasi all’infinito, ma citiamo solo alcuni altri splendidi posti sparsi per la Bosnia e l’Erzegovina:
Ponte Mustaj begov a Klepci sul fiume Bregava.
Ponte sulla Šuica a Šujica, sul fiume Šuica.
Vecchio Ponte Duman a Livno, sul fiume Bistrica.
Ponte Studenci a Ljubuški, sul fiume Studenci.
Ponte grande a Perići, nei dintorni di Grude, sul fiume Tihaljina/Trebižat.
Autore dei libri “Questo è il mio posto” e “Curva Est” - di cui anima l’omonima pagina Facebook - (Urbone Publishing), "Predrag difende Sarajevo" (Garrincha edizioni) e "Balkan Football Club" (Bottega Errante Edizioni), e dei podcast “Lokomotiv” e “Conference Call”. Fra le sue collaborazioni passate e presenti SportPeople, L’Ultimo Uomo, QuattroTreTre e Linea Mediana. Da settembre 2019 a dicembre 2021 ha coordinato la redazione sportiva di East Journal.