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Capire la Moldova: “Prima che Brežnev morisse”

Prima che Brežnev morisse è il racconto di una serie di eventi che si svolgono prima di un’inevitabile tragedia: la morte del segretario generale del partito comunista Leonid Il’ič Brežnev. 

Prima che Brežnev morisse

A dire il vero, la tragedia è tale solo per il piccolo Iulian, un giovane pioniere sovietico cresciuto sui miti della propaganda del regime. La madre non sembra altrettanto sconvolta dalla morte di Brežnev:

«Beh, è già vecchio. Potrebbe morire da un giorno all’altro. Hai visto che non è più capace di leggere i rapporti?». Per un attimo la madre ridacchiò, poi tornò subito seria. «Non è vero! Li legge, ma… con un po’ più di difficoltà!» replicò Iulian, sorpreso che il parere della madre coincidesse con quello della voce nemica. La mamma fece spallucce. «Ma cosa succede se muore?». «Non succederà nulla. Lo sostituiranno con un altro, proprio come lui ha sostituito Chruščëv».

Ma com’è possibile che il mondo vada avanti nonostante una tragedia simile? Brežnev era per Iulian un mito fatto carne, l’equivalente di Batman o delle Tartarughe Ninja per i bambini italiani degli anni Novanta (Dio solo sa quanto mi sconvolse la canzone di Max Pezzali sulla morte dell’Uomo Ragno). 

Il mito e la realtà 

Prima che Brežnev morisse è un libro sul conflitto tra il mito della propaganda socialista e la realtà quotidiana delle persone che vivono nella Repubblica Socialista Sovietica Moldava.

Non si tratta solo del giovane e impressionabile Iulian, tutta la rosa di personaggi che prende parte al racconto vive esperienze che li lascia increduli rispetto ai fallimenti e alla pochezza di quel sistema che si proclama il più giusto al mondo. Tutti gli attori del racconto vivono un’esperienza traumatica che li sveglia dal torpore della propaganda, e le tragedie private diventano la cifra distintiva di un racconto tragicomico. 

In ogni capitolo l’autore spezza la narrazione con passi degli scrittori del popolo per ricordarci che non sono gli individui i protagonisti della storia, ma lo sfondo su cui le loro vite si svolgono. Alle domande dei suoi colleghi sul perché Ciocan insista a raccontare il passato sovietico invece di focalizzarsi sulla transizione, l’autore risponde che è proprio quel passato, la sua infanzia, ad aver determinato la transizione. Ma invece di essere ‘realismo socialista’, l’arte idealizzata del periodo sovietico, Prima che Brežnev morisse è una presa di coscienza dell’irrealismo socialista. 

La fragilità umana e la compassione 

Il socialismo nasce dall’ingenuità più grande di tutte: l’illusione che possiamo controllare il caos e la casualità che ci circonda, avendo un qualche potere sul nostro destino. Nulla di più falso, anzi, proprio nel sistema in cui l’uomo si illude di esercitare controllo niente è a posto. 

Com’era possibile che una gru potesse abbattersi in pieno giorno su una persona? E non in un luogo lontano, in un Paese borghese dominato dal caos e dall’incertezza, ma nella capitale della Moldova sovietica, dove ti senti pervaso dalla fiducia nel futuro e nel domani, per il lavoro e la tua vita, come affermava uno scrittore del popolo. L’improvvisa scomparsa della moglie, oltre a rappresentare un’ingiustizia flagrante e dolorosa, era soprattutto illogica.

La società capitalista è individualista, non vi è alcun dubbio, ma almeno chi ci vive lo sa. L’autoritarismo sovietico, d’altra parte, racconta favole ai suoi cittadini con l’intento di scoraggiare il cambiamento. Qui l’individualismo è accentuato da una povertà desolante (ad oggi il paese resta tra i più poveri di tutta Europa), che riduce le persone ai minimi termini. 

Mentre pisciava a intermittenza, qualcuno nel gabinetto a fianco faceva degli sforzi immani, ispirandogli un’ulteriore rivelazione: nei mesi invernali gli abitanti dell’ostello cagavano in tutta comodità, mentre lui doveva gelarsi il culo seduto su quel bagno rudimentale in fondo all’orto.

In questo contesto, le certezze di Iulian vacillano: com’è possibile che i capitalisti si interessino veramente dello stato di salute di Brežnev? Cos’è questo sentimento? La compassione è forse l’antidoto, se ne esiste uno, all’inferno di sofferenza che le persone vivono, lontano dalle bugie della propaganda. 

Un romanzo pesante e leggero 

Ciocan riesce a raccontare la sofferenza quotidiana con ironia, creando un pezzo di letteratura che è allo stesso tempo pesante e leggero. Si tratta di narrativa? Certo, questo non è un saggio o un libro di storia, ma allo stesso tempo è autentico: le persone hanno nomi inventati ma credibili, gli episodi descritti sono fittizi ma storicamente plausibili. Con tutta probabilità c’è tanto dell’autore nel libro quanto ce n’è sulla Repubblica Socialista Sovietica Moldava. D’altronde Ciocan non si nasconde se non agli occhi di chi non vuole vedere:

Non sono affatto capace di esorcizzare i miei fantasmi. È per questa ragione che li frequento, dominando a malapena il disagio, e nel momento di scrivere li lascio parlare. Credo che solo in questo modo sia possibile accettare e comprendere il passato.

Il libro è quindi una fotografia sulla realtà moldava scattata da un moldavo:

Fino a quando non saremo in grado di confessare ciò che abbiamo vissuto in prima persona, correremo il rischio di una percezione limitata e distorta della vita ai tempi dell’Urss.

A me è bastato questo, ma magari a voi no, e allora vi invito a farvi prendere per mano da Dochiţa Barbalat, Pavel Fëdorovič, Griša Furdui e Polikarp Feofanovič in un viaggio che vi inviterà a riflettere su quanto siamo lontani tra noi, anche quando abitiamo nello stesso palazzo. 

Per altri consigli letterari oltre il meridiano 13 visita la sezione Linguaggi!

Prima che Brežnev morisse, Iulian Ciocan, traduzione di Francesco Testa, Bottega Errante Edizioni, 2022

Immagine di copertina: Il bacio di Honecker e Brežnev in un murale del Muro di Berlino (Pixabay)

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Gian Marco Moisé
Gian Marco Moisé

Ricercatore e divulgatore scientifico, esperto in relazioni internazionali, scienze politiche e dell'area dello spazio post-sovietico con un dottorato conseguito alla Dublin City University. Oltre all’italiano parla inglese, francese, russo, e da qualche mese studia romeno.