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Quando Ćiro Blažević fece un miracolo e salvò il Pristina

Se n’è andato Miroslav Blažević detto “Ćiro”. Il 10 febbraio avrebbe compiuto 88 anni. Nella sua vita è stato tante cose: uno degli allenatori più importanti della jugosfera, un politico vicino a Franjo Tuđman, un modesto calciatore. Ha guidato la prima grande Croazia, arrivata terza alla coppa del mondo di Francia 1998. È stato amato a Zagabria, dove ha vinto tre campionati (uno jugoslavo e due croati), e a Tuzla, riportando lo Sloboda in prima divisione con un cammino incredibilmente vincente. Ma è a Pristina che la leggenda di Ćiro Blažević ha raggiunto delle vette inattese e sorprendenti.

Il Pristina in Prva Liga: nel segno di Vokrri

Nel 1984 per la prima volta nella sua storia il Pristina raggiunse la massima divisione jugoslava. Era la seconda squadra proveniente dalla provincia autonoma del Kosovo dopo il Trepča di Kosovska Mitrovica. Il calciatore più importante della squadra era Fadil Vokrri: iniziò molto giovane ma diventò fin da subito una bandiera, creando un rapporto molto profondo tra la squadra e i suoi sostenitori. Quando giocava lui lo stadio si riempiva sempre, c’erano 35mila persone, e a volte anche di più. Tutto il resto poteva attendere. Si racconta che anche chi si doveva sposare doveva rimandare. All’epoca l’usanza era che la domenica gli invitati dello sposo andassero in macchina a prendere la sposa per poi portarla da futuro marito. Questo accadeva sempre, tranne quando il Pristina giocava in casa.

Fadil Vokrri
Fadil Vokrri (foto dalla pagina fb di Blažević)

“Maradona forse era più forte”. Sembra una battuta, ma quando un kosovaro parla di Vokrri è difficile pensare che scherzi e capire dove si fermi la provocazione e inizi la verità è un’ardua impresa.

Durante il primo anno il Pristina quasi dimenticò di essere una neopromossa, mancando la qualificazione alla Coppa Uefa solo per un punto e togliendosi sfizi come sconfiggere in casa il forte Partizan, grazie ai gol di Vokrri e Batrović. Batrović a cui i tifosi cambiarono il nome. Quel “-ić” finale non suonava bene all’orecchio di un albanese, e allora diventò Batir, un classico nome di quelle parti. Il Pristina sconfisse 3 a 1 sia la Dinamo Zagabria che la Stella Rossa – al Marakana – in quella che viene considerata l’impresa più grande di tutte.

Ma la seconda stagione dei bianco-blu iniziò in maniera disastrosa. L’allenatore Vukašin Višnjevac non riusciva a dare un’impronta alla squadra, che dopo dodici partite aveva soltanto tredici punti.

Bisognava fare qualcosa.

Ćiro Blažević e la squadra del Pristina
Il Pristina di Ćiro Blažević (foto dalla pagina fb di Blažević)

L’arrivo di Ćiro Blažević a Pristina

È lo stesso Blažević a raccontare che arrivarono a Zurigo due persone che lo implorarono di tornare in Jugoslavia e salvare il Pristina. Qualche anno prima aveva vinto il campionato e la coppa nazionale con la Dinamo di Zagabria e in patria era considerato fra i migliori tecnici in circolazione. Però in Svizzera aveva appena vinto il titolo con il Grasshopper e il presidente delle “Cavallette” non aveva nessuna intenzione di lasciarlo partire. Eppure Ćiro era intrigato dall’idea di tornare, gli mancava il calore di casa. Come riportato da lui stesso, prese da parte il patron della squadra e gli propose: “Adesso camminiamo per la via principale di Zurigo, se qualche tifoso mi ferma e mi saluta, resto”. Qualche ora dopo era in viaggio per Pristina.

Ćiro Blažević e la sua sciarpa bianca
La famosa sciarpa bianca di Ćiro Blažević (foto dalla pagina fb di Blažević)

Arrivò alle tre del mattino e ad aspettarlo c’erano duemilacinquecento persone. Non solo: tutti indossavano una sciarpa bianca. Era una sorta di omaggio allo stile del mister che era solito usare questo capo d’abbigliamento. “Penso tra me e me, dove hanno preso quelle sciarpe? Ogni bambino, uomo e donna ha una sciarpa al collo. Dopo ho scoperto che avevano tagliato delle lenzuola bianche per farsi trovare così e rendermi omaggio”. Del suo arrivo in città racconta: “Avevo davvero lo status di divinità, vivevo al Grand Hotel, lo stesso dove alloggiava Tito, e i kosovari si assicuravano che non mi mancasse nemmeno il latte di uccello. Mi amavano davvero”.

La situazione era comunque disperata, ma nello spogliatoio il mister fece un patto con i giocatori più importanti e successe qualcosa di incredibile. “Fate silenzio. Ragazzi miei, sentite questo pubblico meraviglioso? Sono venuti qui per voi, non sono qui per me. Ognuno di questi tifosi ha atteso diverse ore per vedere questa partita”. Quell’anno nella classifica delle presenze allo stadio di casa il Pristina sopravanzò anche Stella Rossa, Partizan e Dinamo.

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La salvezza raggiunta

In Kosovo caddero una dopo l’altra Vardar, Sutjeska, Rijeka, Velež, Radnički. La partita decisiva fu quella con la Dinamo Vinkovci, e il Pristina vinse 3-1 con doppietta di Batrović e gol di Vokrri. Fu una salvezza insperata, e l’allenatore divenne un vero e proprio mito in città. “Quando la salvezza fu certa, invitammo Tereza Kesovija, una delle artiste più importanti nel paese, per fare una sorpresa al pubblico. Era una stella planetaria allora. Allo stadio, quel giorno non entrava uno spillo. Convinsi l’artista a dare il calcio d’inizio: non andò proprio bene, ma non importa”.

Batrovic, Vokrri e
Batrović, Vokrri e Tereza Kesovija (foto dalla pagina Facebook di Batrović)

Raccontò lui stesso: “Mi piaceva molto mangiare il kebab. Una volta migliaia di persone si presentarono allo stadio per farmi provare i loro kebab. Ero imbarazzato perché non mi era permesso di pagare da nessuna parte. Qualche tempo fa ho preso un treno da Zurigo a Losanna, il ragazzo che spingeva il carrello mi ha riconosciuto e non ha voluto che pagassi. Mi ha detto che suo nonno non avrebbe mai voluto che prendessi soldi da Qiro. Ha voluto scattarsi una foto da mandare ai parenti in Kosovo”. 

Ćiro Blažević, un personaggio complesso

Ma l’avventura kosovara di. Ćiro Blažević è solo una delle tante storie che si potrebbero raccontare su di lui. Croato di Bosnia, è stato amico personale di Tuđman, è stato candidato alle elezioni presidenziali croate del 2005 (con lo 0,8% delle preferenze ricevute). È stato in galera ed è uscito su cauzione: arrestato dalla polizia francese in quanto coinvolto nell’Affaire VA-OM, accusato di aver ricevuto una bustarella per aver aggiustato una partita fra Marsiglia e Nantes, di cui era allenatore. Un uomo che rideva delle accuse di omosessualità che, nell’ultima parte della sua carriera, lo accompagnavano in tutti gli stadi della ex Jugoslavia. Lui rideva e salutava il pubblico, con fare distaccato e superiore. Insomma se n’è andato un personaggio pieno, ricco di contraddizioni: buon viaggio Ćiro o Qiro, come ti acclamavano i tuoi tifosi a Pristina.

Credit foto copertina Ćiro Blažević Jutarnij List.

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Gianni Galleri
Gianni Galleri

Autore dei libri “Questo è il mio posto” e “Curva Est” - di cui anima l’omonima pagina Facebook - (Urbone Publishing), "Predrag difende Sarajevo" (Garrincha edizioni) e "Balkan Football Club" (Bottega Errante Edizioni), e dei podcast “Lokomotiv” e “Conference Call”. Fra le sue collaborazioni passate e presenti SportPeople, L’Ultimo Uomo, QuattroTreTre e Linea Mediana. Da settembre 2019 a dicembre 2021 ha coordinato la redazione sportiva di East Journal.