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Con queste parole, alle 20 del 13 maggio 1945, cinque giorni dopo la resa senza condizioni del Terzo Reich agli Alleati, Matthäus Klein, laureato in teologia, pastore protestante, “convertito” al comunismo durante la sua prigionia in Unione Sovietica, apre le trasmissioni di quella che verrà ribattezzata subito dopo Radio Berlin e infine Berliner Rundfunk. Klein e i suoi collaboratori trasmettono per i primi giorni da un edificio di Berlino-Tegel, per poi trasferirsi alla Haus der Rundfunk, l’edificio da dove tra il 1933 e il 1945 si registravano le trasmissioni della radio nazionale della Germania Nazista.
Quei primi settanta minuti, durante i quali vengono lette le dichiarazioni di Stalin, Churchill e Truman, le notizie dal mondo e diffusi gli inni delle potenze vincitrici, sono l’atto di nascita della radio nella zona di occupazione sovietica della Germania, quella che nell’ottobre 1949 diventerà la Repubblica Democratica Tedesca.
La voce della propaganda
Da quella sera di maggio 1945 il cammino della radio nella zona sotto l’amministrazione dell’Urss prosegue spedito. Fioriscono le emittenti locali, a partire da Radio Leipzig, che nel giugno 1946 diventerà la Mitteldeutsche Rundfunk e aumenta il controllo da parte delle autorità. Nel 1949, all’indomani della nascita della DDR, vengono approvate le prime misure di “epurazione” per allineare i contenuti alla dottrina culturale e politica della SED, il Partito di governo della Germania Est e nel 1952, sul modello di quanto già accadeva in Unione Sovietica, nasce il Staatliche Rundfunkkomitee (SKR).
È l’organo formalmente dipendente dal governo, ma sostanzialmente controllato dal comitato centrale del Partito, che fino al 1989 “governerà” la radio della DDR, che dal 1956 si è trasferita alla Funkhaus Nalepastraße. Dopo la centralizzazione delle emittenti seguita alla sua nascita, il Staatliche Rundfunkkomitee, ribattezzato nel 1968 Staatliches Komitee für Rundfunk, si occuperà di controllare i contenuti che vengono diffusi su due stazioni Radio DDR I e Radio DDR II, oltre che dai vari programmi, compresi quelli prodotti in momenti particolari, come Ferienwelle, trasmessa da Rostock durante il periodo estivo o destinati a un pubblico specifico, come Sorbisches Programm, creato per la minoranza soraba.
La guerra dell’etere
L’idea dei vertici della Repubblica Democratica Tedesca è quella di trasformare la radio, insieme alla nascente televisione, in uno degli strumenti di costruzione del consenso dello “Stato degli Operai e dei Contadini”, che tra i vari ostacoli ne ha uno oggettivo. Tranne in alcune zone, come la Sassonia orientale e la Pomerania anteriore, chiamate ironicamente Tal der Ahnungslosen, ovvero “la valle degli ignari”, la stragrande maggioranza dei cittadini della DDR ricevono le emittenti della Germania federale, a partire da RIAS (Rundfunk im amerikanischen Sektor), fondata nel 1946 e che trasmette da Berlino Ovest.
Per evitare che le idee delle stazioni occidentali attecchiscano, il regime della Germania Est, oltre a perseguire chi ha contatti con le emittenti “nemiche”, tenta di disturbarne in ogni modo le frequenze e distrugge le antenne che ne permettono la ricezione. A sua volta la DDR è estremamente attiva nel trasmettere anche al di là del muro e della cortina di ferro. E non sempre in maniera ufficiale. Stimme der DDR, letteralmente “La Voce della DDR”, un programma nato nel 1971 ed “erede” di Deutschlandsender e di Berliner Welle, rivolto soprattutto agli abitanti della Repubblica Federale, la Berliner Rundfunk, stazione pensata per chi abita a Berlino Ovest e Radio Berlin International, che dal 1959 trasmette in tutto il mondo anche in lingua straniera (inglese, spagnolo, hindi e swahili, solo per dirne alcune).
In più, per un breve periodo, tra la seconda metà degli anni Cinquanta e i primi anni Settanta esistono tre stazioni segrete di propaganda. La prima era Deutscher Freiheitsender 904, il cui nome era un richiamo a Deutscher Freiheitssender 29,8, emittente che tra il 1937 e il 1939 trasmetteva dalla Madrid repubblicana verso l’allora Terzo Reich. In onda prima da Grünau vicino a Berlino e poi da Burg, nei dintorni di Magdeburgo, l’emittente, attiva tra il 1956 e il 1971, si rivolge ai cittadini della Repubblica Federale con trasmissioni di propaganda, alternati a messaggi in codice e risponde alla messa al bando da parte della Corte Costituzionale della Germania Ovest del Partito Comunista Tedesco.
Più o meno contemporaneamente, tra il 1960 e il 1972, funziona la Deutscher Soldatensender 935, un’emittente voluta dal Consiglio Nazionale di Difesa della DDR e rivolta specificatamente ai soldati della Bundeswehr, in risposta al Rundfunkbataillons 990, indirizzata ai membri della Nationale Volksarmee. Per un breve periodo, tra l’agosto 1968 e il 1969 invece trasmette Radio Vltava, rivolta alla popolazione della Cecoslovacchia, in quel momento invasa dalle truppe del Patto di Varsavia. Trasmissioni, durate pochi mesi, anche per le difficoltà tecniche, per esempio la lingua, dove si cercava di fare controinformazione e di screditare il nuovo corso del paese.
DT64, dissenso ma non troppo
In un contesto come quello, dove tutto era, anche per ragioni tecniche, controllato e controllabile, un’eccezione è rappresenta DT64, un programma di Radio DDR I diventata dal 1987 una stazione autonoma, dedicata ai giovani. Dopo alcuni tentativi, come Abend der Jugend, in onda dal dicembre 1961, nel maggio 1964 per coprire il Deutschlandtreffen, l’incontro dei giovani della Germania orientale, viene creata Sonderstudio DT64 (Studio speciale DT 64), in collaborazione con la redazione giovani della Berliner Rundfunk e di Deutschlandsender.
Le 99 ore di trasmissione con tanta musica live sono così un successo che i vertici della Freie Deutsche Jugend, l’organizzazione giovanile del Partito, chiede al Staatliche Rundfunkkomitee, se sia possibile creare un programma ad hoc da trasmettere ogni giorno. Dopo un’iniziale rifiuto e qualche resistenza, il progetto viene approvato. È il 29 giugno 1964, quando DT64 debutta su Radio DDR I. È la prima volta che va in onda un programma pensato specificatamente per i giovani. Lo farà in onde medie e ultracorte fino alla caduta del Muro di Berlino. Cambieranno i format (per esempio dal 1976 viene introdotto DT64 Jugendkonzerte), aumenteranno le ore di trasmissione, tanto che nel 1986 si decide di far diventare il programma una stazione vera e propria, che dal 1987 arriva ad andare in onda per 20 ore, a partire dalle 4 del mattino.
Quelli che rimangono costanti sono il successo, dato anche dalla possibilità di poter ascoltare per i giovani della DDR musica da tutto il mondo e le critiche. Una delle prime è nel 1965 da Erich Honecker, all’epoca “solo” membro del Comitato Centrale del Partito che si lamenta della diffusione della musica beat. Nel 1989 la Stasi, che aveva sempre tenuto sotto controllo la trasmissione e l’emittente (l’amatissimo conduttore di Hit Globus Lutz Bertram era un collaboratore non ufficiale del ministero per la Sicurezza dello Stato), riferisce di contatti con i movimenti per la democrazia. Il rapporto però non ferma DT64, tanto che la stazione riferirà delle manifestazioni contro il governo e un giorno prima della caduta del Muro, l’8 novembre 1989, manderà in onda la lettura di frammenti di Schwierigkeiten mit der Wahrheit, (“Difficoltà con la verità”), libro del dissidente Walter Janka. Dodici giorni dopo DT64 trasmetterà insieme alla Sender Freies Berlin, con sede nella ex Berlino Ovest, nella prima trasmissione congiunta.
“Pirati” contro il regime
Nella Germania Est, al di là della “riserva” di DT64, il dissenso, soprattutto quello via etere, è assente. Tranne in casi eccezionali. È l’autunno del 1986 e in alcuni caselle delle lettere di Berlino Est, case private, ma anche l’università Alexander Humboldt e alcune fabbriche, vengono imbucati dei bigliettini. Il contenuto è breve e chiaro:
Passate parola. La prima radio indipendente della DDR – 31.10, ore 22, 99, 22 MhZ onde ultracorte.
Ed effettivamente, a quell’ora del 31 ottobre, una voce dall’accento berlinese gracchia dall’etere. “Contro l’istupidimento dell’Ovest e il monopolio informativo dei nostri vecchietti”. Mezz’ora in cui c’è un po’ di musica, ma soprattutto in cui si parla di cose di cui nella DDR non si può parlare: come gli effetti dell’incidente di Čornobyl’ e l’impatto delle centrali nucleari della Germania Democratica sulla popolazione. Il tono è sarcastico, come ironico è il nome scelto per la trasmissione: Schwarzer Kanal, come il programma di propaganda politica, in onda ogni lunedì sera, sul primo canale TV della DDR.
Una prima puntata (si andrà avanti con cadenze diverse fino a dicembre 1986) che causa un terremoto. La Stasi è alla ricerca dei responsabili e per farlo addirittura chiede aiuto alla polizia dei “nemici del popolo” della Germania Ovest, dove gestire illegalmente un’emittente è punibile per legge. Nonostante la collaborazione non riusciranno mai a scoprire da dove venga quella voce dissacrante. Il mistero verrà svelato solo con la caduta del Muro. I testi della trasmissione sono opera di cinque ragazzi della DDR: Stephan Krawczyk, Reinhard Schult, Tina Krone, Bodo Niedlich e la sua fidanzata Sabine. Li hanno fatti passare clandestinamente a Ovest attraverso, per esempio, i giornalisti accreditati, di fatto mai controllati dalle guardie di frontiera. Una volta dall’altra parte vengono letti da speaker appartenenti alla scelta alternativa della città, che trovano i testi all’interno di cassette delle lettere di case dove non abitano. I ragazzi dell’Est si sono conosciuti nel 1981 e da lì hanno formato un piccolo gruppo di resistenza, creando una biblioteca di letteratura proibita e cercando di isolarsi per evitare l’infiltrazione da parte degli apparati di sicurezza della Germania orientale.
Radio Glasnost
Pochi mesi dopo la fine dell’esperienza di Schwarzer Kanal, i cittadini della DDR possono ascoltare una nuova voce “fuori dal coro”. Non è un’emittente, ma un programma che va in onda su Radio 100, stazione della sinistra alternativa di Berlino Ovest. A idearlo sono stati Roland Jahn, rifugiato dalla Germania Est e il fondatore e redattore di Radio 100 Dieter Rulff. Si chiama Radio Glasnost, “trasparenza”, proprio come una delle parole d’ordine del “nuovo corso” del segretario del PCUS Michail Gorbačëv. Dopo alcune puntate pilota, dal 31 agosto 1987 trasmette regolarmente ogni ultimo lunedì del mese tra le 21 e le 22 dagli studi di Berlin-Schöneberg.
Gli ascoltatori del programma, al di qua e al di là del Muro, possono sentire musica proveniente dalla scena alternativa della Germania orientale, hit occidentali ma soprattutto interviste di intellettuali dissidenti della DDR, testimonianze della lotta dei gruppi di opposizione, spesso registrate su cassette che venivano fatte arrivare di nascosto a Berlino Ovest con autori che rimanevano anonimi per ragioni di sicurezza. Si parla di democrazia, di diritti, di riforme. Radio Glasnost la ascoltano a Ovest, dove contribuisce a far conoscere quello che succede oltre il Muro e a est, dove vengono messi i semi per il prossimo futuro. A nulla servono i tentativi della Stasi, in parte riusciti, di disturbare le trasmissioni e individuare i responsabili. Radio Glasnost trasmetterà fino al 1989, alla Caduta del Muro, che cadrà anche grazie alle parole coraggiose arrivate via etere da Berlin-Schöneberg.
Classe 1984, nato a Sesto San Giovanni quando era ancora la Stalingrado d’Italia. Germanocentrico, ama la Spagna, il Sudamerica e la Mitteleuropa. Collabora con Avvenire e coordina la rivista Cafè Rimet. È autore dei volumi “C’era una volta l’Est. Storie di calcio dalla Germania orientale”, “Rivoluzionari in campo” e coautore di “Non solo Puskas” e “Quattro a tre”.