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Un regno incontrastato. Tra il 1967 e il 1974 il nuotatore Roland Matthes è stato il padrone assoluto del dorso. Quattro ori olimpici nei 100 e nei 200, oltre a tre titoli mondiali e cinque europei. Sette anni senza perdere, 19 record mondiali e 29 continentali, per un uomo che ha segnato un’epoca.
Per una doccia calda
Roland, classe 1951, da Pößneck, Turingia, non è un predestinato. Anzi. Ha imparato a nuotare dopo un evento casuale. A quattro anni è caduto in un torrente e l’hanno salvato suo fratello e alcuni suoi amici. È figlio di una famiglia umile e a Erfurt si è avvicinato al nuoto per una ragione molto semplice. In piscina c’è sempre l’acqua calda, un lusso per lui che a casa non ha neppure il bagno.
Roland non è neppure così disciplinato. In un’intervista a Neues Deutschland racconterà di non amare l’acqua fredda, tanto che per farlo entrare in acqua la sua allenatrice lo deve spingere in piscina a forza.
La leggerezza in acqua
Matthes non ruba l’occhio a nessuno in piscina. Ha un fisico asciutto e non è potente. L’unica a vedere qualcosa in lui è Marlies Grohe, una delle allenatrici del Turbine Erfurt. Nota che Roland ha una capacità naturale di scivolare sull’acqua, una caratteristica che lo rende velocissimo. È un pezzo di legno da modellare, dice il suo tecnico.
Roland si rivela al mondo sul palcoscenico più importante, quello dei Giochi di Messico ’68. Sono le prime Olimpiadi in cui la Germania Est si presenta come una delegazione propria con bandiera e inno. A quella rassegna Matthes fa il botto. Doppio oro su 100 e 200 dorso e uno stile che sorprende tutti. È leggero, elegante, ma soprattutto nessuno gli sta dietro, nonostante sembri sempre calmo, a tratti indolente. I media della Repubblica Democratica lo esaltano. Quando torna a Erfurt ci sono migliaia di persone ad accoglierlo alla stazione.
Il nuotatore della Turingia comincia un regno lunghissimo. Spazza via ogni avversario, macinando record. È la Rolls Royce del nuoto, come lo definisce un giornalista inglese. Per altri è “Sughero” per la sua leggerezza in acqua. Si prende la licenza di vincere medaglie anche nello stile libero. Una striscia di successi, che coincide con l’inizio del sistema di doping di Stato della Repubblica Democratica. Anche all’allenatrice di Matthes nel 1970 un funzionario è andato a proporre per Roland dei trattamenti dopanti. La donna ha risposto secca: “Al mio spilungone servono banane, non pillole”.
È la Rolls Royce del nuoto
Un ritiro ritardato
L’impero di Matthes, capace di bissare il successo a Monaco, inizia a declinare dopo i Giochi del ’72. Roland vorrebbe ritirarsi ma i vertici dello sport della DDR gli impongono di continuare. Lui rimane imbattuto fino all’agosto 1974, poi tira fino a Montreal dove abdica con due bronzi. Nel 1977 lascia la piscina, l’anno in cui si laurea in educazione fisica.
Una nuova vita
Dopo il ritiro Roland si rimette sui libri. Si iscrive a medicina all’Università di Jena, dove si laurea con una specializzazione in ortopedia nel 1984, tanto da fare parte negli anni successivi della commissione medica del CIO. Il 1978 per Matthes non è solo l’anno in cui ritorna all’università. In quell’anno Roland si sposa. E la moglie non è una qualsiasi. Si chiama Kornelia Ender e ha otto anni in meno di lui.
È la stella nascente del nuoto della DDR. I due si sono conosciuti in ritiro e Matthes, non esattamente avvezzo alla monogamia, l’aveva conquistata. Il loro fidanzamento ufficiale è annunciato dalle pagine di Junge Welt, il quotidiano della Freie Deutsche Jugend, l’organizzazione giovanile della SED, il partito di governo della DDR. Il matrimonio durerà quattro anni e finirà per incompatibilità caratteriali nel 1982. Quella separazione gli costerà l’etichetta di “politicamente inaffidabile”.
La vita nella Germania riunificata
Nel dicembre 1989 Matthes, inserito nella Hall of Fame del nuoto nel 1981, va in quella che era la Germania Ovest a Tauberbischofsheim, nel Baden-Württemberg diventando il medico della squadra locale di scherma, guidata da Emil Beck e capace di fare a Seul 1988 un’incredibile tripletta nel fioretto. Starà sempre lontano dal nuoto di alto livello, esercitando la sua professione fino alla morte, dopo una breve malattia nel 2019.
Dopo la sua morte la piscina di Erfurt viene intitolata proprio a lui, l’uomo che galleggiava sull’acqua.
Classe 1984, nato a Sesto San Giovanni quando era ancora la Stalingrado d’Italia. Germanocentrico, ama la Spagna, il Sudamerica e la Mitteleuropa. Collabora con Avvenire e coordina la rivista Cafè Rimet. È autore dei volumi “C’era una volta l’Est. Storie di calcio dalla Germania orientale”, “Rivoluzionari in campo” e coautore di “Non solo Puskas” e “Quattro a tre”.