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AraArt è un’organizzazione ceca nata nel 2012 per far fronte all’assenza di un punto di riferimento per le persone rom LGBT+. A più di dieci anni dalla fondazione abbiamo intervistato il direttore dell’associazione, David Tišer, che ha accettato di raccontare le sfide e le problematiche che le persone rom e queer incontrano ogni giorno a causa delle loro origini e del loro orientamento sessuale e/o identità di genere.
Facevo il volontario per diverse organizzazioni rom e per i diritti umani e avrei voluto che si dedicassero anche alle necessità delle persone rom LGBT+. Tuttavia, specialmente le associazioni rom erano contrarie in quanto temevano che la società avrebbe smesso di cooperare con loro. Per questo motivo ho deciso di fondare una nuova organizzazione, che ho chiamato AraArt (ara in lingua rom significa “fai attenzione”, mentre art deriva dall’inglese).
Nonostante io sia rom e apertamente gay, non ho mai avuto problemi con la mia famiglia ma ho avuto un ragazzo che appartiene alla comunità chiusa Olach, uno dei sei gruppi rom presenti in Repubblica Ceca. Lui ha avuto diversi problemi, fino al punto di essere scomunicato dalla sua famiglia. Dato che molte persone avevano incominciato a contattarmi in quanto sapevano che ero gay e rom, ho deciso di aprire questa organizzazione.
Quali sono le vostre iniziative principali, di cosa vi occupate? Avete dei progetti in cantiere?
Abbiamo iniziato con dei workshop per giovani rom e queer. Inizialmente, abbiamo domandato a circa una trentina di persone provenienti dalla Repubblica Ceca e dalla Slovacchia di cosa avessero bisogno e ci hanno risposto che avevano principalmente bisogno di consulenza.
Noi non siamo assistenti sociali e non vogliamo nemmeno esserlo. Infatti ci occupiamo anche di altri progetti a livello nazionale ed europeo. Ad esempio, ora abbiamo degli appartamenti che in caso di necessità possiamo offrire a chi ci contatta per avere aiuto. Infatti molti rom che ci contattano sono stati scomunicati dalla famiglia e non posso rimanere nella loro comunità. Probabilmente siamo l’unica organizzazione LGBT+ ceca che offre questa opportunità.
Inoltre, abbiamo ricevuto l’accreditamento dal ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e dal ministero dell’Istruzione per organizzare eventi formativi riguardanti il concetto di intersezionalità che saranno tenuti a maggio 2023 da educatori rom LGBT+. Siamo in contatto con altre organizzazioni LGBT+ ceche, con Prague Pride, organizziamo campagne di informazione e facciamo advocacy per i diritti delle persone LGBT+ rom.
A livello internazionale, abbiamo fondato la International LGBTIQ-Roma Platform che raccoglie organizzazioni da diversi paesi europei come Norvegia, Slovacchia, Regno Unito, Serbia, Ungheria e Francia. Nel 2015 ci siamo riuniti per la prima volta a Praga e abbiamo pubblicato una dichiarazione comune. Ogni anno continuiamo a incontrarci per discutere dei successi ottenuti e affrontare le problematiche che permangono.
Infine, abbiamo preparato un report analitico basato sul concetto di intersezionalità che esplora la discriminazione su più livelli subita dalle persone rom LGBT+ in Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria.
Come finanziate le vostre attività? Riuscite a partecipare a bandi in Repubblica Ceca?
In Repubblica Ceca siamo sostanzialmente esclusi in quanto non ci sono bandi per rom LGBT+, il problema rimane anche a livello europeo e questo ci riporta al problema dell’intersezionalità. Per cambiare le cose abbiamo contattato la Commissaria europea per l’Uguaglianza Helena Dalli e le abbiamo spiegato la situazione. La soluzione che abbiamo trovato è che organizzazioni più grandi come Ilga-Europe, finanziate dall’Unione Europea, facciano dei piccoli bandi ai quali organizzazioni come AraArt possono partecipare e vincere. Il vero problema è che non riceviamo alcun finanziamento in Repubblica Ceca ma proviene interamente dall’estero.
Siete l’unica organizzazione in Repubblica Ceca che si occupa di questo tema? A livello europeo invece?
In Repubblica Ceca siamo l’unica organizzazione ed eravamo gli unici in Europa. Ora abbiamo dei partner europei che però, a differenza nostra, non si concentrano solamente sulle persone rom e queer ma si occupano della comunità LGBT+ in generale.
Come caratterizzeresti il rapporto con le altre organizzazioni LGBT+ in Repubblica Ceca?
Credo che le nostre relazioni siano piuttosto buone. Siamo parte del Comitato per i diritti LGBT+ che è parte del governo, del Prague Pride, e dell’organizzazione ceca Proud. Abbiamo rapporti anche con organizzazioni europee come Ilga e internazionali come Grindr che ci ha contattato direttamente in quanto si sono resi conto che non collaborano con organizzazioni rom e volevano inserire delle informazioni nella loro app. Ora in Repubblica Ceca agli utenti di Grindr appare un pop-up diretto alle persone rom LGBT+ con l’invito a visitare il nostro sito e utilizzare le nostre risorse in caso di necessità.
Avete avuto un riscontro positivo per quanto riguarda il rapporto con Grindr? Ci sono persone che vi hanno contattato dopo aver visto l’inserzione sull’app?
Sì, nonostante Grindr non sia sempre uno spazio sicuro per le minoranze, in questo caso è si è rivelato davvero utile.
In precedenza è stato menzionato il concetto di intersezionalità: sebbene sia un concetto sempre più utilizzato e quindi conosciuto, puoi spiegare meglio cos’è e come si applica nel vostro caso?
Per me è difficile spiegarlo in ceco, in inglese lo è ancora di più [ride]. Nella legislazione ceca, se vieni discriminato puoi essere tutelato dalla legge contro la discriminazione. Tuttavia, devi decidere se la discriminazione è avvenuta a causa del tuo genere, della tua etnia o del tuo orientamento, si può scegliere una sola motivazione; dopodiché questo deve essere provato in tribunale. Noi vogliamo che ciò cambi non solo per la popolazione rom LGBT+ ma per le migliaia di persone che hanno a che fare con questo tipo di discriminazione, ad esempio donne, persone anziane e diversamente abili. Credo che una persona ogni dieci o venti ne sia vittima, ma la maggioranza di essi semplicemente non se ne rende conto.
Come si caratterizza concretamente la discriminazione nei confronti delle persone rom LGBT+?
Nei club gay alle persone rom viene impedito l’accesso come è successo a noi dopo aver organizzato il primo workshop. Tra i partecipanti c’erano diverse persone provenienti da altre aree della Repubblica Ceca dove non ci sono locali gay e quindi molti volevano fare questa esperienza. Dato che la nostra sede è a Vinohrady, uno dei quartieri gay friendly di Praga, abbiamo deciso di andare insieme. Eravamo 30 e nonostante il locale fosse vuoto ci hanno impedito di entrare perché siamo rom. Alla fine, dopo che ho fatto presente di avere un contatto diretto con le autorità ceche, ci hanno fatto entrare. Dopo questa esperienza ho chiesto a Prague Pride di non cooperare con questo locale finché non avesse presentato scuse formali, cosa che è avvenuta solo dopo qualche anno.
Un altro tipo di discriminazione avviene nelle app di incontri in quanto le persone si rifiutano di incontrarci perché siamo rom. Spesso le persone non pensano che io sia rom e mi parlano direttamente in inglese ma poi, quando scoprono che parlo ceco e che sono rom, la situazione cambia radicalmente. A volte non la persona stessa non è razzista ma teme il giudizio delle persone intorno: amici, famiglia, ecc.
La discriminazione verso persone rom LGBT+ è presente anche nella stessa comunità LGBT+, a sua volta spesso vittima di discriminazioni, come si può educare le persone a non discriminare? Qual è la vostra strategia?
Organizziamo campagne di sensibilizzazione e abbiamo programmi educativi, come quelli di formazione che ho menzionato in precedenza. In questo caso, aiutiamo persone che aiutano altre persone a comprendere il concetto di intersezionalità e la discriminazione che ne deriva. Si tratta di un modo di fare comprendere la nostra esperienza a persone che non ne sanno nulla. Non sanno cosa sia la scomunica dalla comunità o il controllo sociale. Una delle nostre ultime campagne di sensibilizzazione ha ottenuto moltissime visualizzazioni in quanto abbiamo deciso di doppiarla in ungherese, slovacco, norvegese, inglese e offrire i sottotitoli in diverse altre lingue. Purtroppo, YouTube non riconosce la lingua romaní e quindi li abbiamo contattati per inserire la lingua romaní nei sottotitoli.
Ovviamente educhiamo anche le stesse persone rom LGBT+. Una della modalità è il cosiddetto Teatro dell’oppresso, un metodo che è stato inventato in Brasile. Si basa sul fatto che in un gruppo ogni persona ha subito qualche forma di oppressione, più o meno grave. Noi lavoriamo per due settimane con un gruppo, raccogliendo l’esperienza di ciascuno che è alla base per brevi rappresentazioni teatrali di 10 o 15 minuti. Il protagonista, detto joker, è neutrale e deve fare in modo che la situazione di oppressione si sviluppi e venga risolta in maniera realistica, il che spesso comporta l’assenza di un finale felice.
Questo metodo prevede che il pubblico sia coinvolto come spect-actor e sia parte attiva della vicenda. Uno degli scopi del Teatro dell’oppresso è far rendere conto al protagonista che spesso soluzioni che sembrano poter porre fine alla situazione di oppressione in realtà non sono poi realmente efficaci.
Nel 1993 l’allora presidente ceco Václav Havel dichiarò che il trattamento della popolazione rom rappresenta la cartina tornasole della democrazia in Europa. A trent’anni dalla dichiarazione di Havel, cosa possiamo dire della democrazia in Europa? Ha senso dire che la situazione è migliorata?
La situazione è peggiorata. Sono passati più di trent’anni dalla Rivoluzione di Velluto del 1989 e abbiamo più ghetti, povertà, segregazione (persino scolastica) ed esclusione sociale. Sfortunatamente la situazione non è per nulla migliorata. Se parliamo in generale delle persone rom LGBT+, la situazione è migliorata in quanto è migliorata la posizione dell’intera comunità LGBT+. Inoltre, il tema LGBT+ è finalmente affrontato anche all’interno della comunità rom: c’è maggiore apertura e il tema è diventato meno tabù. Giovani rom fanno coming out e vengono accettati dalle loro famiglie. Tuttavia, in generale la popolazione rom rimane sempre irrilevante.
Dunque possiamo affermare che abbiamo fallito il test, almeno secondo Havel…
Esatto, e non solo qui in Repubblica Ceca.
Quali sarebbero le tre principali decisioni che prenderesti se fossi primo ministro della Repubblica Ceca?
Inserire il concetto di intersezionalità nella legislazione sulla discriminazione.
Matrimonio egualitario.
Creazione di centri per persone LGBT+ (rom e non) in tutti i distretti della Repubblica Ceca.
Laureato in Russian and Eurasian Studies alla Università Carolina di Praga e in Lingue e Letterature Straniere all'Università Cattolica, brevemente studente alla NSPU di Novosibirsk. Si interessa principalmente di ambiente, attivismo politico, diritti umani, società civile e libertà di informazione in Russia e Asia Centrale. Precedentemente ha collaborato con Scomodo e East Journal.