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Rüterberg non esiste più. Almeno come comune autonomo. Attualmente quella porzione di terra sulle rive dell’Elba è un quartiere di Dömitz, cittadina di nemmeno 3mila abitanti, nel Mecklenburg-Vorpommern, Land nel nord-est della Germania. Un angolo della Repubblica Federale che ai tempi della DDR ha avuto una storia unica.
Sul confine
Nel 1945, con la sconfitta del Terzo Reich, gli Alleati occuparono la Germania (e Berlino) che venne divisa tra le quattro potenze vincitrici: Stati Uniti, Gran Bretagna, Unione Sovietica e successivamente Francia. Per tracciare i limiti delle zone di occupazione vennero ricalcati più o meno i vecchi confini delle province e degli Stati tedeschi risalenti a prima dell’unificazione del 1871.
L’innerdeutsche Grenze, il confine intertedesco, era segnato oltre che dal mare anche da tre fiumi il Werra, il Saale e soprattutto l’Elba. Quest’ultimo per quasi 100 chilometri costituiva infatti la separazione tra la zona britannica e quella sovietica, un confine che con il 1949 era diventato pure il confine di Stato tra la Repubblica Federale e la Repubblica Democratica Tedesca. In questo tratto si trovava anche Rüterberg, comune bagnato dall’Elba che per tre lati confinava con il Land della Bassa Sassonia, nella Germania Ovest.
Una posizione scomoda
La particolare collocazione della cittadina la pose ben presto all’attenzione delle autorità della DDR. Nel 1952, soli tre anni dopo la nascita dello “Stato degli operai e dei contadini”, Rüterberg divenne infatti una “zona soggetta a restrizioni”, in cui per entrare era necessario un permesso e lungo l’Elba venne costruita una barriera di confine. Nello stesso anno, nell’ambito dell’operazione Ungeziefer alcuni abitanti di Rüterberg, considerati “politicamente inaffidabili”, vennero trasferiti nelle zone interne della Germania. Una zona dove nel 1961, anno della costruzione del Muro di Berlino, vennero spianati 26 terreni per costruirci posti di frontiera.
Alta tensione a Rüterberg
La storia di Rüterberg però cambia nell’ottobre 1966. Dopo anni relativamente tranquilli, dall’estate 1965 la situazione in quel punto del confine è tornata a essere tesa.
Ci sono piccole scaramucce, con barche prima della Repubblica Federale e poi della DDR che vengono respinte, fermate e qualche volta oggetto di colpi d’artiglieria. L’ultima è la nave Kugelbake, battente bandiera della Repubblica Federale: il suo equipaggio si rifiuta di tornare indietro, come richiesto dalle autorità del loro paese. È una questione delicata, anche perché c’è un equivoco di fondo. Germania Ovest e Repubblica Democratica Tedesca hanno due idee diverse di dove sia il confine tra i due Stati. Per la Repubblica Federale la demarcazione è sulla sponda nord dell’Elba, mentre per i tedeschi dell’Est corre nel centro del corso del fiume, secondo il principio di Thalweg.
Il 18 ottobre, verso le 14, un gruppo di imbarcazioni delle forze armate della Germania Ovest, con il supporto di alcuni elicotteri si dirigono verso Gorsleben, nel Land della Turingia. È un’azione pensata dal generale Alfred Müller, già agli ordini di Erwin Rommel durante la Seconda Guerra Mondiale e concertata con le forze britanniche. Lo scopo è “liberare” la Kugelbake. Con le truppe di confine della DDR si arriva a un passo dallo scontro. È la “battaglia di Gorsleben”, come la definirà il corrispondente del Daily Telegraph a Bonn David Shears. Le due parti si rimbalzeranno le responsabilità, ma quell’“incidente” nell’anno di maggior chiusura del confine intertedesco cambierà la vita degli abitanti di Rüterberg.
Una prigione a cielo aperto
A seguito delle tensioni e della particolare posizione del paese, il piccolo centro del Mecklenburg-Vorpommern diventa un luogo sempre più isolato. All’inizio del 1967 intorno all’abitato viene costruita una seconda barriera. Gli abitanti, che dai 300 del dopoguerra sono quasi dimezzati, possono entrare e uscire solo attraverso un posto di confine strettamente sorvegliato, con l’unico accesso che è chiuso dalle 23 fino all’alba. Non ci sono eccezioni, con i medici che venivano respinti se il loro lasciapassare è scaduto. Chi viene da fuori può accedere a Rüterberg solo con un permesso speciale, che spesso non viene concesso.
La ribellione
Il malcontento serpeggia nel paese, anche perché, nonostante il vento della perestrojka che soffia sull’Europa, le misure delle autorità della DDR in politica di controlli al confine non si allentano. A inizio novembre 1989 il sarto Hans Rasenberger chiede alle autorità di Berlino Est la convocazione di un’assemblea cittadina. Ha un’idea. Vuole, sul modello della Svizzera e del cantone di Uri, dove nel 1291 con il patto di Grütli era nata la Confederazione Elvetica, proclamare la “Repubblica di Rüterberg”, capace di emanare leggi.
L’8 novembre 1989 nella sala comunale ci sono 90 cittadini, oltre che alcuni osservatori, tra cui un politico locale, un ufficiale delle guardie di confine e della polizia. Alla domanda “Chi vuole proclamare la repubblica di Rüterberg?”. Tutti alzano la mano. In altri momenti della storia della DDR tutto sarebbe stato stroncato sul nascere ma, un giorno dopo, cade il Muro di Berlino. Per i cittadini di Rüterberg ci vorrà un po’ di tempo prima che tutte le misure spariscano.
L’eredità
Il piccolo centro, con la Riunificazione, diventerà parte nel nuovo Land del Mecklenburg-Vorpommern, il cui ministro degli interni il 14 luglio 1991 gli riconoscerà la possibilità di aggiungere al suo nome Dorfrepublik1961–1989, dal 2001 Dorfrepublik 1967–1989. Nel 2002 però la cittadina tornerà a chiamarsi semplicemente Rüterberg e nel 2004 perderà lo status di città, diventando una frazione di Dömitz, ma senza privarsi di una storia unica, segnata dal fiume.
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Classe 1984, nato a Sesto San Giovanni quando era ancora la Stalingrado d’Italia. Germanocentrico, ama la Spagna, il Sudamerica e la Mitteleuropa. Collabora con Avvenire e coordina la rivista Cafè Rimet. È autore dei volumi “C’era una volta l’Est. Storie di calcio dalla Germania orientale”, “Rivoluzionari in campo” e coautore di “Non solo Puskas” e “Quattro a tre”.