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Tutti danzano la danza in cerchio, Tutti danzano, festeggiano Tutti i Rom, mamma Tutti i Rom, papà Ederlezi, Tutti i Rom, papà, sgozzano agnelli Mentre io, povero, sto in disparte Ederlezi, Ederlezi, La nostra festa…
Queste strofe sono un estratto del brano Ederlezi, canzone popolare in lingua romaní dedicata alla festa di San Giorgio, una delle celebrazioni più importanti per i rom dei Balcani e di tutto il mondo. La parola Ederlezi molto probabilmente deriva dal lemma turco Hidirellez, che indica un’antica festività che si celebrava un mese dopo l’equinozio di primavera. La festa di San Giorgio è considerata infatti anche come celebrazione di primavera, molto sentita e significativa non solo per la comunità rom, ma in tutta la penisola balcanica, e in particolare presso gli ortodossi di Serbia, Bosnia ed Erzegovina e Montenegro, dove viene soprannominata Đurđevdan, così come in Bulgaria, dove prende il nome di Gergjovden ed è festa nazionale.
Il brano Ederlezi è stato reso iconico nel mondo dalla versione realizzata da Goran Bregović, assieme alla sua orchestra, presente anche nel film di Emir Kusturica Il tempo dei gitani del 1988.
Essendo il brano di origine popolare ne esistono molte altre versioni sia in lingua romaní che in lingua serba, macedone e bulgara. Fra le più famose vi è senza dubbio Djurdjevdan Djurdjevdan(1969) della cantante macedone di etnia rom Esma Redžepova, “La regina dei rom”, e soprattutto Đurđevdan (1988) della band folk-rock jugoslava Bijelo Dugme, fra i gruppi jugoslavi più amati, fondato nel 1974 da Goran Bregović, che ne fu il leader fino allo scioglimento nel 1989.
La primavera si posa sulla mia spalla Oh mughetto verde, mughetto verde in fiore Per tutti tranne che per me. Gli amici se ne sono andati e son rimasto solo Non c’è la stella che mi guida La mia compagna di viaggio nella notte. E chissà per chi la mia amata Profuma di mughetto Ma mai più per me. E Ecco l’alba, ecco l’alba Prego Dio Ecco l’alba, ecco l’alba… Eh, è il giorno di San Giorgio Ma io non sono con colei che amo…
Da Đurđevdan, 1988, Bijelo Dugme
Alle origini di San Giorgio: storia e leggende sul Santo
San Giorgio, nato in Cappadocia fra il 275 e il 285 d.C, fu un militare romano, considerato santo e martire da quasi tutte le Chiese cristiane. Visse infatti fra il terzo e il quarto secolo d.C. sotto l’imperatore Diocleziano, anche se la sua vita è stata ricostruita in gran parte da testi apocrifi, per cui ci sono versioni contrastanti. Secondo la più accreditata Giorgio si trasferì in Palestina da ragazzo, dove si arruolò nell’esercito di Diocleziano, e in breve tempo si distinse come soldato valoroso, tanto da entrare a far parte della guardia del corpo personale dell’imperatore.
Eppure Giorgio era di famiglia cristiana, mentre Diocleziano perseguitava e sterminava i cristiani, che a quei tempi erano ancora una minoranza. Da lì ebbe quindi inizio il martirio. Giorgio dichiarò pubblicamente la propria fede e donò ai poveri tutti i suoi averi, venne perciò brutalmente picchiato, lacerato, legato con una corda e sospeso, per essere poi gettato in una cella. Secondo la leggenda, mentre era rinchiuso ebbe una visione di Dio, che gli predisse altri sei anni di tormenti, tre volte la morte, ma anche la resurrezione.
Si narra quindi che Giorgio venne tagliato in due con una ruota, decapitato, punto da chiodi e lapidato, riuscendo però sempre a risorgere e compiendo alcuni miracoli, fra cui la resurrezione di due persone defunte da oltre quattrocento anni. Secondo questa ricostruzione, grazie alle sue opere Giorgio riuscì a convertire molte persone al cristianesimo, fra cui anche la moglie dello stesso Diocleziano, l’imperatrice Alessandra, prima di lasciarsi decapitare definitivamente, promettendo però protezione a chi avesse onorato le sue reliquie.
Le reliquie del Santo si trovano oggi a Lidda, in Israele, nella cripta di una chiesa cristiana di rito greco-ortodosso, e attirano ogni anno migliaia di visitatori da tutto il mondo.
La festa liturgica dedicata a San Giorgio cade il 23 aprile, che diventa però 6 maggio per la Chiesa ortodossa, che segue ancora il calendario giuliano per molte celebrazioni. Per questa ragione in molti i paesi dell’area balcanica, fra cui Serbia, Montenegro, Bosnia ed Erzegovina, Macedonia del Nord e Bulgaria, San Giorgio si festeggia il 6 maggio.
San Giorgio e il drago
La figura di San Giorgio però, oltre alla storia del suo martirio, è spesso associata a un’altra leggenda famosissima: quella dell’uccisione del drago, proprio come mostrato in moltissime icone risalenti al Medioevo. Secondo questa leggenda, nella città di Silena – per alcuni nell’odierna Libia, secondo altri in un villaggio nei pressi di Beirut, nell’attuale Libano – in un enorme lago viveva un terribile drago. La popolazione ne era terrorizzata e per tenerlo a bada gli offriva ogni giorno due pecore. Quando però le pecore iniziarono a scarseggiare l’unico rimedio fu quello di offrirgli un bambino, uno ogni giorno, da sacrificare per mantenere in salvo il resto della popolazione.
Il re della città promise a sua volta di sacrificare la sua giovane figlia una volta giunto il suo turno; ma quando questo momento arrivò il re si oppose, suscitando l’ira dell’intera popolazione. Dopo l’insurrezione, il re non ebbe altra scelta e acconsentì a mandare la ragazza sulle sponde del lago ed essere divorata dal drago.
La ragazza giunse quindi in riva al lago e iniziò a piangere disperatamente. Quando però il drago uscì dalle acque per prendere la sua vittima sacrificale apparve all’improvviso il cavaliere Giorgio, che con la sua lancia trafisse il mostro e salvò la principessa. Grazie anche a questa leggenda, San Giorgio viene celebrato come eroe cristiano e, soprattutto a partire dal Medioevo, è diventato un simbolo della lotta fra bene e male, oltre che protagonista di moltissime storie e fiabe popolari.
San Giorgio nei Balcani: Đurđevdan in Serbia e Gergjovden in Bulgaria
La festa di San Giorgio è oggi una delle celebrazioni più importanti in molti paesi dell’area balcanica, fra cui Serbia, Montenegro e Bosnia ed Erzegovina, dove prende il nome di Đurđevdan, e Bulgaria dove si chiama invece Gergjovden, ovvero “giorno di Georgi”. In Serbia la festa di San Giorgio è una Slava, ovvero una celebrazione dedicata a un Santo Patrono e viene associata all’inizio della primavera, oltre a essere una delle ricorrenze più importanti dal punto di vista religioso.
Anche in Bulgaria Gergjovden ha il medesimo significato ed è una festa legata al risveglio della natura, dei fiori e delle erbe aromatiche, che nel mese di maggio esplodono prima dell’arrivo dell’estate. In questo giorno celebrano l’onomastico tutte le persone di nome Georgi, così come chi porta i corrispettivi femminili, ad esempio Gergana e Gergina.
San Giorgio è poi considerato protettore dei pastori e del buon raccolto, oltre che essere associato anche alla Giornata delle forze armate bulgare, che cade sempre il 6 maggio, per via della leggenda sull’uccisione del drago, eroico simbolo di forza, coraggio e prodezza.
Secondo la tradizione nel giorno di San Giorgio, così come per Pasqua, si mangia carne di agnello. In Bulgaria esiste anche un antico rituale di origine pagana chiamato kurban secondo cui l’agnello scelto deve sempre essere maschio e, dopo essere stato ucciso, il suo sangue va lasciato sgorgare per “impregnarne la terra”, affinché in famiglia si abbiano fortuna e buoni raccolti nell’anno a venire.
Altri rituali sono poi quello di raccogliere i germogli e le erbe aromatiche del bosco, come ortiche e aglio selvatico, da servire in tavola assieme alla carne dell’agnello sacrificato, pane fatto in casa e prodotti caseari, poiché San Giorgio è considerato anche protettore dei pastori. Nella giornata di festa ci si riunisce con tutta la famiglia all’aperto, facendo un picnic sul prato, si ballano danze in cerchio tradizionali e si creano ghirlande di fiori simbolo della primavera, usate anche come “arma contro il malocchio”.
San Giorgio nella cultura romaní: Ederlezi
Come anticipato in apertura con il brano Ederlezi, San Giorgio è una delle feste più importanti anche per la popolazione rom, sia nei Balcani, che in diverse altre parti del mondo. La celebrazione è legata all’idea secondo cui San Giorgio è il protettore di questi popoli, oltre a simboleggiare l’inizio della primavera.
Anche nella cultura romaní per il giorno di San Giorgio si mangia carne di agnello. Secondo la tradizione le famiglie rom acquistano un agnello maschio fra il 4 e il 5 maggio e lo portano nella propria casa, come simbolo di prosperità. Alcuni gruppi etnici hanno poi l’abitudine di decorare l’animale con ghirlande di fiori e foglie.
Un’altra tradizione è poi quella che prevede che i giovani uomini della comunità facciano un bagno nel fiume, come dimostrazione del fatto che è arrivata la bella stagione e l’acqua non è più fredda. Dopo il bagno costruiscono delle altalene per le fanciulle su cui le invitano a dondolarsi e confidarsi per vedere se sono pronte a prendere marito.
La festa di San Giorgio ogni anno cade vicino alla data della Pasqua ortodossa ed è attesa con molto entusiasmo, soprattutto dalle famiglie religiose praticanti, ma anche come occasione per tutti di stare insieme e trascorrere una giornata in famiglia.
Bulgara di nascita, ma milanese d’adozione, è una mediatrice culturale, blogger e studiosa che si occupa di Russia, Bulgaria e più in generale dei Paesi Est europei. Dopo la laurea in Mediazione Linguistica e Culturale presso l’Università degli Studi di Milano e alcune esperienze di studio all’estero tra Mosca, San Pietroburgo e Plovdiv, ha scritto per Il Tascabile, Pangea News e MowMag. È ideatrice del canale Instagram @ilmaestroemargherita_ dedicato alla promozione della letteratura e della cultura russa, con l'intento di approfondire la "Cultura" in senso ampio, contro ogni forma di pregiudizio e cancel culture. Collabora inoltre con il canale Instagram @perestroika.it che si propone di presentare e promuovere il cinema russo in lingua italiana.