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Il Silver Frame Festival a Srebrenica, intervista al regista Ado Hasanović

Un viaggio a Srebrenica in una nuova chiave: Ado Hasanović, un giovane regista bosniaco trapiantato a Roma, ha organizzato qui il Silver Frame festival, un evento cinematografico di respiro internazionale.

Vista su una via centrale di Srebrenica e sulla sede del festival
Vista su una via centrale di Srebrenica e sulla sede del festival (Federica Giacomazzi)

Non si può negare che la storia del Ventesimo secolo segni a Srebrenica una tappa emblematica e dolorosa, molto è già stato scritto e raccontato sul genocidio che si è consumato qui e nei villaggi circostanti nel mese di luglio del 1995, durante la guerra in Jugoslavia.

Un viaggio a Srebrenica ha un senso se si prende coscienza del bagaglio pesante che porta questa città, la memoria è una componente doverosa e necessaria per avvicinarsi a questo luogo con cautela e profondo rispetto. Ma è proprio da questa sensibilità che prende forma l’occasione di fare cultura, di creare un evento che abbracci lo sguardo sul passato e la proiezione sul futuro, con nuove prospettive e possibilità. 

In questo luogo si può far incontrare la memoria di una città spezzata e la voglia di vivere delle persone del posto. Questo è senz’altro accaduto quest’estate, a pochi giorni dalla data della commemorazione del genocidio, l’11 luglio, grazie a un festival di cinema.

Il Silver Frame Festival

La prima edizione del Silver Frame Festival si è tenuta dal 15 al 17 luglio 2024, con la partecipazione di diversi autori e partner internazionali. Cinque le categorie in concorso: Best Short Film, Best Director, Best Green Short Film, Best Mobile Short Film, Best Student Short Film. Si sono tenuti anche workshop e momenti di formazione sui cortometraggi, con il coinvolgimento attivo della popolazione locale e di molti ospiti e volontari da altri paesi europei. 

Proponiamo qui qualcosa di diverso sul festival, che non sia già stato affrontato in altri articoli e interviste che descrivono in modo dettagliato il concorso (questa ad esempio). Vogliamo mettere in luce il luogo e il contesto in cui avviene questo evento e farlo emergere in modo più diretto, soprattutto per chi non è un addetto ai lavori, che può così scoprire aspetti culturali, naturali e storici della città.

E vogliamo esplorare diversi significati della parola viaggio: il viaggio di una comunità che scopre se stessa in una nuova veste, che accoglie e incontra persone da fuori, che esce dal proprio spazio fisico e temporale e si avvicina a nuovi luoghi, attraverso il cinema e la cultura in generale.

Chi è Ado Hasanović, ideatore del Silver Frame Festival

Ado Hasanović è un giovane regista bosniaco, cresciuto in una cittadina a pochi chilometri da Srebrenica, Bratunac. Da oltre 10 anni vive a Roma, dove ha completato la sua formazione in campo cinematografico, specializzandosi nel cortometraggio.

La nostra conversazione scorre in modo piacevole. Non parliamo della sua vita, dei suoi cortometraggi pluripremiati o del suo recente lungometraggio My father’s diaries. Parliamo del Silver Frame Festival: la creatura di Ado, che ne parla con una passione ed un entusiasmo contagiosi.

Il regista Ado Hasanović in un intervento al festival (Federica Giacomazzi)
Ado, da dove cominciamo a parlare di Srebrenica?

A Srebrenica è importante parlare del presente e del futuro. Tanto c’è la morte tanto c’è la vita, la natura e la potenzialità. Abbiamo avuto come ospiti e collaboratori molti amici dalla Bosnia ed Erzegovina, dalla Serbia e da altri paesi dell’ex Jugoslavia; diversi autori e autrici sono venuti per la prima volta a Srebrenica.

Vogliamo lavorare sul presente e sul futuro, rinnovando la narrazione sugli anni Novanta, e attraverso il cinema superare i nostri confini e andare oltre alle limitazioni della politica, che per lo più si limita ad un discorso dicotomico: chi nega il genocidio, e chi non lo nega, senza andare oltre.

Srebrenica è un paese dall’anima distrutta, ma la gente che oggi vive qui ha un grande cuore, qui si può imparare tanto, soprattutto sull’umanità.

E noi abbiamo deciso di organizzare il festival e valorizzare le persone che vivono in questo territorio, dare valore alle nuove generazioni, che nessuno vede e che non hanno possibilità, e portare Srebrenica al mondo e il mondo a Srebrenica: questo è l’obiettivo.

Oltre alle associazioni che hanno sostenuto il festival abbiamo visto la volontà di tante persone, tantissimi amici che hanno aiutato per fornire il cibo, gli alloggi, sono tutte persone che hanno riconosciuto lo scopo di questo progetto. Il nostro festival ha bisogno di essere supportato e qualsiasi tipo di aiuto è gradito.

Dokumentale Berlin, partner del festival, ha menzionato questa frase sul materiale promozionale: “Srebrenica – more than a place of remembrance. A place of encounter”. Cosa si può trovare visitando il festival, che atmosfera si respira? 

Quello che hanno scritto è bello, è molto positivo che le persone sentano questa energia, accoglienza, pace. L’atmosfera del festival era molto piacevole, più di quanto mi aspettassi. È stato incredibile, avere un grande schermo a Srebrenica con lo sfondo della luna piena: una vera magia. Tutte le persone presenti hanno provato forti emozioni, abbiamo ricevuto riscontri molto positivi.

Per me questo vale tantissimo, vuol dire che abbiamo fatto una cosa giusta e che dobbiamo continuare l’anno prossimo: valorizziamo le persone e la natura e lavoriamo per il presente e il futuro.

A proposito di natura, cosa si può visitare a Srebrenica?

La natura è splendida, da qualsiasi parte ti giri ti immergi nel verde. Vedo il mio luogo di nascita con occhi diversi dopo aver vissuto in Italia per tanto tempo. Qui vivevo praticamente nel bosco, circondato da fiumi mentre a Roma non è proprio così!

Per far avvicinare il festival a questa natura incontaminata abbiamo organizzato diverse attività nell’area del fiume Drina, tra le quali una film residence per la realizzazione di cortometraggi su temi ambientali e una masterclass con un dibattito sulla figura del regista. Nei dintorni c’è anche il bellissimo lago Perućac lungo la Drina.

A Srebrenica stessa si trovano 48 fonti di acqua termale, che l’hanno resa un importante centro fin dai tempi dei Romani. Ma il vero cuore della città è nascosto nel suo nome: Srebrenica infatti deriva da “srebro”, ovvero argento, molto presente in quest’area, che veniva estratto per la realizzazione di monete e altri oggetti. Questo prezioso metallo ha dato il nome anche all’evento: Silver Frame, Srebrenica come una cornice d’argento per il festival.

Momenti conviviali dopo un workshop sulla Drina (Federica Giacomazzi)
Il festival si svolge pochi giorni dopo alla ricorrenza del genocidio l’11 luglio e alla Marcia della Pace, come mai hai fatto questa scelta?

Ci sono diversi motivi per cui abbiamo scelto questo periodo. Nella data dell’11 luglio si riuniscono qui moltissime persone per la commemorazione, dal momento che amano veramente Srebrenica allora perché non fermarsi ancora qualche giorno e visitare il festival? Una buona occasione per portare supporto alle associazioni locali e al tessuto economico, oltre che di partecipare ad un evento internazionale.

Ma ci sono anche altri importanti eventi che si svolgono in questo periodo: l’Emmaus International Youth Working Camp che si tiene proprio a Srebrenica e l’Omladinski Film Festival (Film Festival della Gioventù) a Sarajevo.

Abbiamo voluto inserirci in questo contesto per dare il più possibile visibilità alle persone che vengono da fuori, che vedono la situazione del paese, e che possono così respirare un’aria di innovazione e cultura attraverso il festival. Luglio è un mese in cui viene condiviso molto dolore e c’è grande necessità di stare insieme ed essere presenti. Portare cinema di qualità al livello degli altri festival internazionali è un modo per portare un po’ di luce e momenti di serenità in questo angolo di mondo.

Leggi tutti i nostri articoli dedicati al cinema e ai festival
Le persone, e soprattutto i giovani che vivono a Srebrenica e dintorni che hanno partecipato al festival, hanno in qualche modo “viaggiato” in una nuova veste della loro città. Quali sono le tue speranze e aspettative rispetto al coinvolgimento delle persone locali, per connetterle a chi viene da fuori e parlare di arte, di cinema e di cultura in generale?

Sia giovani che meno giovani hanno avuto la possibilità di partecipare ad un festival internazionale, un evento mai accaduto. Sono intervenuti 35 ospiti internazionali per la prima edizione, e non è poco per un evento in una località così periferica e poco conosciuta. La contemporaneità con il campo giovanile di Emmaus ha previsto anche il coinvolgimento di alcuni volontari come giurati. La sezione studenti ha poi coinvolto sei scuole di cinema dell’ex Jugoslavia, e abbiamo creato una sezione dedicata all’ecologia, affrontando alcuni problemi di inquinamento nell’area. Tantissime persone del posto hanno partecipato e hanno dimostrato che la gente vuole semplicemente vivere e stare insieme, senza divisioni.

Abbiamo lanciato un messaggio totalmente nuovo e diverso sulla città di Srebrenica. 

Leggi anche il nostro approfondimento su Inquinamento e lotte ambientali in Bosnia

L’anno prossimo vogliamo puntare ancora moltissimo sull’ambiente, perché qui c’è tanto da fare. Vogliamo coinvolgere le scuole e i giovani con seminari e workshop per sensibilizzare e creare degli ambasciatori che possano a loro volta trasmettere questi valori ai lori amici, parenti e vicini. In questo modo potremo fare delle azioni concrete. Attraverso il cinema che è la mia espressione voglio lavorare anche sull’ambiente.

L’emozione del regista Ado Hasanović durante una premiazione (Federica Giacomazzi)

Viaggiare può non essere solamente visitare, fotografare. Può non essere esclusivamente un’esperienza rivolta alla propria individualità, certo qualsiasi viaggio ha un enorme valore, ma a volte non basta. Possiamo fare un’esperienza molto più profonda se ci avviciniamo all’altro, nella sua interezza, nel suo vissuto e nel suo ambiente. E quando lo incontriamo a Srebrenica, con la memoria e con la voglia di vivere e di guardare al futuro, possiamo toccare in noi e nell’altro qualcosa di inestimabile, di molto prezioso, come l’argento che si nasconde nelle viscere di Srebrenica. 

Per tutte le immagini si ringrazia Federica Giacomazzi, fotografa al Silver Frame Festival e giurata.

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Serena Prenassi
Serena Prenassi

Appassionata di Est Europa e in particolare di ex Jugoslavia. Studia mediazione culturale presso l’Università degli Studi di Udine, approfondendo la conoscenza del serbo-croato e del russo. Ha partecipato (e lo farà ancora) a diversi progetti europei nei Balcani.