Come potrai immaginare, questo progetto ha dei costi, quindi puoi sostenerci economicamente con un bonifico alle coordinate che trovi qui di seguito. Ti garantiamo che i tuoi soldi verranno spesi solo per la crescita del progetto, per i costi tecnici e per la realizzazione di approfondimenti sempre più interessanti:
IBAN IT73P0548412500CC0561000940
Banca Civibank
Intestato a Meridiano 13
Puoi anche destinare il tuo 5x1000 a Meridiano 13 APS, inserendo il nostro codice fiscale nella tua dichiarazione dei redditi: 91102180931.
I nomi sono evocativi. Rapid, Lokomotiv, Željezničar: in una parola le squadre ferroviarie. Difficile riuscire a raccoglierle sotto un unico ombrello, visto le differenti caratteristiche nazionali, ma certamente qualcosa in comune questi club ce l’hanno. In primo luogo, è chiaro a tutti, nascono come sezione calcistica dei dopolavoro ferroviari. Bisogna sottolineare che prima dell’avvento globale dell’aereo, il treno ha sempre rappresentato un vettore di modernità e sviluppo, a maggior ragione – e non senza contraddizioni – in quei paesi che immaginavano per il loro futuro un destino completamente nuovo, che rompesse con il passato e andasse velocemente verso l’avvenire.
Sembrava il treno anch’esso un mito di progresso
Lanciato sopra i continenti…
(La Locomotiva, Francesco Guccini)
La fondazione
Pur avendo la loro maggior diffusione nei paesi socialisti, le squadre ferroviarie erano quasi sempre presenti in questi stati prima della salita al potere dei governi di ispirazione comunista. Basta fare un rapido controllo e si notano quattro tendenze ben precise. I club di più antica fondazione arrivano quasi tutti dal mondo austro-ungarico. Stiamo parlando dei primi due decenni del Novecento, quando l’Impero di Budapest e Vienna rappresenta uno degli stati più avanzati del continente. Non solo dal punto di vista dei trasporti, ma anche calcisticamente parlando. La scuola danubiana è centro ed avanguardia del movimento, che sulle rive del grande fiume ha trovato terreno fertile dopo la nascita inglese del “gioco”.
Parlando di club che sono arrivati fino ad oggi, abbiamo il Debrecen, fondato nel 1902, che nella denominazione porta il riferimento ferroviario di “Vasutas”. Nel 1907 vede la luce il Kolozsvári Vasutas: se non vi dice nulla è perché oggi la squadra non è più ungherese (almeno nel nome) e si chiama Cfr Cluj e vince campionati su campionati in Romania. Stessi anni anche per le squadre di Lubiana (Hermes e poi Železničarski, 1909), Budapest (Közlekedési Vállalat Előre, 1910) e Zagabria (Lokomotiva, 1914). Non ingannino le fondazioni delle squadre tedesche, dove trattandosi di polisportive spesso la data a cui si fa riferimento non è quella della squadra di calcio (ad esempio Lokomotive Lipsia).
Il secondo grande gruppo di club, quello principale, nasce negli anni Venti e Trenta. La lista è lunghissima e raccoglie quasi tutte quelle della ex Jugoslavia, della Bulgaria, della Turchia e della Romania. Il terzo caso è quello dell’Unione Sovietica che ha caratteristiche totalmente a sé e che segue uno sviluppo su tutti i decenni del Novecento: da Kiev (1919), a Dušambe (1961), passando per Mosca (1922), Leningrado e Tbilisi (1936) e Alma Ata (1954). Infine una tendenza più recente ha visto negli anni Duemila, la nascita della Lokomotiv Tashkent (2002) e della Lokomotiv Biləcəri (2011), rispettivamente in Uzbekistan e Azerbaigian.
I colori e i simboli delle squadre ferroviarie
I colori delle maglie delle squadre ferroviarie sembrano seguire degli schemi nazionali. Se le ferrovie in un dato contesto adottavano certi colori, di conseguenza si comportavano i club. Si tratta ovviamente di una semplificazione, che non tiene conto delle numerose eccezioni, ma in linea di massima ad ogni stato corrisponde la scelta di un colore, al quale si può o meno aggiungere il bianco a seconda del club o della specifica maglia.
Le squadre ungheresi e romene hanno spesso colori rossi (Debrecen) o vinaccia, come il Cfr e il Rapid Bucarest. Invece, le squadre provenienti dalla Jugoslavia sono tutte blu (in diverse tonalità). L’esempio più importante è quello dello Željezničar Sarajevo, ma anche delle già citate squadre di Lubiana e Zagabria. Seguono lo stesso esempio anche gli altri Željezničar sparsi per il paese degli slavi del sud: Belgrado, Niš, Maribor, Nova Gorica (1947, oggi solo Gorica), Doboj, Smederevo etc. Unica eccezione è rappresentata dal Rabotnički, squadra di Skopje, il cui nome significa soltanto lavoratori, ma che è nato in grembo alle ferrovie della città e indossa la maglia bianco e rossa.
Curioso è il caso delle squadre bulgare. Tutti i Lokomotiv (Sofia, Mezdra, Ruse, Dryanovo, Gorna Oryahovitsa) del paese vestono i colori rosso-neri, ma quasi sempre con inserti bianchi, oppure con la seconda maglia bianco nera. Unica eccezione è la squadra di Plovdiv (la più vincente fra le locomotive) che indossa come prima divisa il bianco e nero. Infine le squadre ferroviarie dell’ex Unione Sovietica hanno quasi sempre i colori verde e rosso, come mostrato chiaramente dalla più famosa, il Lokomotiv Mosca.
Accanto ai colori, si possono individuare anche tre tendenze nel simbolo di queste squadre: la ruota alata, la locomotiva o la grande L, sia in carattere latino che cirillico.
Il contesto politico
Le squadre ferroviarie nascono in contesti politici molto diversi, ma in generale sono coeve al diffondersi delle società sportive e calcistiche nel continente. Tuttavia non si radunano su base etnica, ma intorno a un gruppo di lavoratori. Questo le dota fin da subito di una carta di identità molto più multiconfessionale e multietnica. L’unica caratteristica necessaria per fare parte di queste squadre è lavorare alle strade ferrate o al loro indotto. Questo permette di essere tollerate inizialmente nei grandi imperi (destino non sempre toccato alle squadre etnico-nazionaliste), ma comunque tenute sotto grande attenzione a causa degli ideali egualitari che circolano con grande velocità all’interno di tali associazioni di lavoratori.
Quando il potere socialista arriva nei paesi del futuro blocco orientale, le squadre ferroviarie sono fra le poche a passare indenni sotto la scure del nuovo corso. Mentre i club etnici vengono sciolti, così come quelli macchiati di collaborazionismo, i club della locomotiva proseguono la loro vita, trovandosi a loro agio fra i nuovi messaggi veicolati dal potere appena arrivato. Tuttavia, quasi mai recitano un ruolo di primo piano, che viene invece riservato alle squadre di nuova fondazione e prettamente socialiste. Vincono sempre le Dinamo, le Stelle, i Cska. Alle squadre ferroviarie vengono riservate le briciole fatte di pochissime affermazioni (solo un titolo per Željezničar Sarajevo e Rapid Bucarest, ad esempio), molto spesso limitate alla coppa nazionale. Vengono tuttavia considerati “vicini”, basti pensare al fatto che il primo sovietico a sbarcare in Europa occidentale, Anatolij Zinčenko, arrivò al Rapid Vienna. Nonostante gli austriaci fossero un club dell’altro schieramento, la base ideologica dei bianco-verdi e dei suoi tifosi rese più accettabile il trasferimento, reso possibile grazie al lavoro del giornalista comunista austriaco Kurt Chastka.
La fine del socialismo riserva a questi club un doppio binario: l’affermazione tanto attesa (ad esempio per il Lokomotiv Mosca, il Cfr Cluj, il Rapid Bucarest) o un ridimensionamento importante, come per le squadre bulgare e in parte ex jugoslave. Oggi la globalizzazione non ha di certo risparmiato queste squadre, nonostante la loro storia secolare. Eppure qualcosa rimane dell’antica tendenza inclusiva e popolare.
La coppa europea delle ferrovie
Le squadre ferroviarie hanno avuto anche la loro competizione. Una sorta di coppa dei Campioni delle strade ferrate. Istituita nel 1947, ha vissuto fasi completamente diverse e formule fra le più varie. Ad esempio all’inizio si disputava fra “nazionali ferroviarie”, vedendo per tre volte l’affermazione della Jugoslavia (1947, 1953-55, 1956-58) e per una quella della Francia (1951). Nell’ultima edizioni i Plavi sconfissero i tedeschi grazie al maggior numero di calci d’angolo, nonostante la gara fosse terminata 2-2.
Dall’edizione successiva iniziarono a partecipare le squadre di club, fra le quali Lokomotiv Mosca (cinque volte campione) e Kairat Almaty (una volta campione) per l’Unione Sovietica; Lokomotiv Sofia (due volte campione) e Lokomotiv Mezdra (una volta campione) per la Bulgaria; Rapid Bucarest (una volta campione) per la Romania e LokomotivaKošice per la Slovacchia. L’ultima edizione si è svolta nel 2003, ormai vent’anni fa, ed è stata vinta dal Lokomotiv Mezdra.
Autore dei libri “Questo è il mio posto” e “Curva Est” - di cui anima l’omonima pagina Facebook - (Urbone Publishing), "Predrag difende Sarajevo" (Garrincha edizioni) e "Balkan Football Club" (Bottega Errante Edizioni), e dei podcast “Lokomotiv” e “Conference Call”. Fra le sue collaborazioni passate e presenti SportPeople, L’Ultimo Uomo, QuattroTreTre e Linea Mediana. Da settembre 2019 a dicembre 2021 ha coordinato la redazione sportiva di East Journal.