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Le strade di Praga: cosa ci dicono i loro nomi?

In collaborazione con lo European Data Journalism Network (EDJNet) – una rete di testate indipendenti che producono e promuovono la copertura di notizie a partire da dati relativi ad argomenti di interesse europeo, di cui di cui abbiamo parlato qui – Petra Dvořáková ha pubblicato su Deník Referendum, uno studio sui nomi delle strade di Praga.

Delle strade praghesi intitolate a personaggi famosi, meno del 5% porta nomi di donne. La diversità è assente anche in termini di nazionalità rappresentate e di periodi in cui sono vissuti i personaggi. Oggi la Commissione per la storia locale della città incoraggia nomi neutri, ma la neutralità è un’illusione.

“Viviamo in un mondo più eterogeneo di quanto non suggerisca l’ambiente che ci circonda”. Queste parole della storica Denisa Nečasová potrebbero riassumere la recente analisi dei nomi delle strade di Praga elaborata all’interno del progetto internazionale Mapping Diversity, coordinato da EDJNet e di cui fa parte anche il giornale ceco Deník Referendum.

Lo studio mostra che meno del 5% delle strade di Praga porta il nome di una donna. La diversità scarseggia sia per quanto riguarda le origini nazionali delle personalità che danno il nome a queste strade, sia relativamente al periodo storico in cui queste persone hanno vissuto. Il 70% è nato in quella che oggi è la Repubblica Ceca, la maggior parte è di origine ceca e ha vissuto nel XIX secolo. Solo l’1,5% è nato al di fuori dell’Europa, il più delle volte negli Stati Uniti – infatti, ben tre presidenti americani hanno la loro strada a Praga.

Le personalità più popolari delle strade di Praga

Non solo a Praga, ma anche nel resto del paese, le strade sono solitamente intitolate ad artisti patriottici che hanno lasciato il segno durante la rinascita nazionale. Tra questi, Karel Havlíček Borovský, František Palacký, Josef Dobrovský e Jan Neruda. Inoltre, Praga e le altre grandi città ceche hanno spazi pubblici dedicati a Jan Amos Komenský, Jan Žižka e Tomáš Garrigue Masaryk.

Oltre agli artisti, anche gli eroi di guerra sono ben rappresentati: generali e piloti, ma anche combattenti della resistenza antifascista e vittime della Seconda guerra mondiale, spesso provenienti dalle fila della classe operaia. Un numero significativo di strade è intitolato a scienziati, soprattutto medici. Rispetto ad altri paesi, in Repubblica Ceca il numero di strade intitolate ad aristocratici è, invece, relativamente basso. Tra le donne a cui sono intitolate le strade, prevalgono scrittrici, attrici e combattenti della resistenza. Božena Němcová è la donna che ha il maggior numero di strade che portano il suo nome.

Gli spazi pubblici di alcuni quartieri sono intitolati a un gruppo tematico di personalità. Ad esempio, le strade del quartiere di Barrandov sono intitolate ad attori; una parte del ponte Černý Most porta i nomi di alcuni aviatori della Seconda guerra mondiale; le strade del complesso residenziale di Modřany sono intitolate a rivoluzionari bulgari attivi nella resistenza antiturca.

Gli sconvolgimenti politici e le ondate di nuovi nomi

Come sottolinea Václav Ledvinka, storico e archivista a Praga e tra gli autori della piccola enciclopedia sui nomi degli spazi pubblici della capitale Pražský uličník (Il passeggiatore di Praga), fin dal XIX secolo – ovvero sin dall’inizio della denominazione sistematica delle strade – i nomi delle vie hanno avuto anche una funzione ideologica, oltre a quella di orientamento. “All’inizio le strade erano intitolate principalmente ai sovrani, come l’imperatore austro-ungarico Francesco Giuseppe. Dopo il 1848, quando la società civile ha iniziato ad avere maggiore voce in capitolo, i nomi patriottici sono entrati nello spazio pubblico”, spiega.

Tuttavia, la presenza dell’ideologia nella denominazione dei luoghi ha fatto sì che, ad ogni sconvolgimento politico, alcuni nomi diventassero indesiderabili. Da qui le ripetute “ondate di ridenominazione” che hanno attraversato l’odierna Repubblica Ceca nel corso del XX secolo.

Più uno spazio pubblico è importante, per le sue dimensioni e la vicinanza al centro di una città, più le autorità politiche hanno cercato di affermare il proprio controllo attraverso la ridenominazione dei luoghi. Nel caso dei viali o dei lungofiumi più noti, la disparità di genere nei nomi delle strade è ancora distorta: a Praga, l’unico luogo importante intitolato a una donna è il viale Milada Horáková.

Il diritto di determinare i nomi degli spazi pubblici fu concesso ai comuni con un decreto del 1921, subito dopo la creazione della Cecoslovacchia indipendente. Tale decreto vietava l’uso di intitolare i luoghi ai monarchi asburgici o ai governanti di paesi nemici. Tuttavia, i nomi repubblicani o antitedeschi furono poi sostituiti da nomi tedeschi meno di vent’anni dopo, con l’occupazione della Germania nazista. Questi ultimi durarono solo fino alla fine della Seconda guerra mondiale, dopodiché questi luoghi ripresero quasi tutti i loro appellativi originali.

L’ondata di nomi successiva non si fece attendere a lungo. Con l’avvento del comunismo, i nomi associati alla religione, alla borghesia, all’Occidente e al capitalismo scomparvero dallo spazio pubblico, che fu inondato da figure che celebravano il modello sovietico e non avevano alcun rapporto stretto con i luoghi in questione. Ad esempio, le vie dedicate a Masaryk o Edvard Beneš sono state ribattezzate Stalin o Lenin, anche se la presenza di Stalin diminuì comunque dopo il 1956 a causa delle critiche ufficiali al “culto della personalità”.

L’ultima ondata, che ha visto una ridenominazione di massa delle strade ceche, ha avuto luogo dopo la caduta del regime comunista nel 1989. I primi cambiamenti sono avvenuti spontaneamente: la gente è scesa in strada e ha cancellato da sola i nomi bolscevichi. Ad esempio, náměstí Krasnoarmějců (la piazza dedicata all’Armata Rossa) è diventata piazza Jan Palach da un giorno all’altro.

“Durante ogni ondata, i nomi delle strade hanno cambiato nome più di quanto fosse necessario”, commenta Ledvinka. “Dopo il 1989, molte figure della classe operaia sono scomparse dalla sfera pubblica. Solo alcuni combattenti della resistenza, soprattutto quelli che erano stati torturati nei campi di concentramento, sono sopravvissuti. Tuttavia, nomi come Julius Fučík, Jan Šverma e Jožka Jabůrková furono talmente abusati dalla propaganda comunista da essere rimossi, anche se in realtà non avevano nulla a che fare con il regime comunista”.

E quando muore un giocatore di hockey o di calcio?

Subito dopo la Rivoluzione di Velluto è stata istituita una Commissione per la toponomastica al fine di controllare il processo di ridenominazione dei luoghi. Ancora oggi, la Commissione ha il compito di approvare tutti i nuovi nomi dei luoghi, nonché accettare o meno i suggerimenti provenienti da comuni, proprietari di immobili, costruttori o cittadini.

Ogni ondata di nuovi nomi comporta un onere amministrativo sia per le autorità statali che per i residenti, poiché gli abitanti del luogo rinominato devono cambiare i documenti. “Oggi la Commissione per la storia locale promuove nomi neutri e duraturi, come quelli legati alla natura o alla geografia”, spiega Ledvinka aggiungendo che meno di un quarto delle strade di Praga sono intitolate a persone, un numero relativamente basso rispetto al resto d’Europa.

Al giorno d’oggi è raro che gli spazi pubblici vengano rinominati sulla base dell’ideologia: spesso i nuovi nomi vengono scelti per risolvere casi di omonimia, che sono esplicitamente vietati dalla legge. Inoltre, la legge stabilisce anche che gli spazi pubblici non possono essere intitolati a una persona vivente. “I cittadini di solito chiedono un nuovo nome quando muore un giocatore di calcio o di hockey. Ma ancora oggi i nomi di Churchill o De Gaulle prevalgono”, osserva Ledvinka laconicamente.

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Gesti politici verso la Russia

Negli ultimi anni, ci sono state diverse ridenominazioni di natura politica che hanno soddisfatto alcuni e indignato altri. Gli esempi più lampanti riguardano la Russia: nel 2020, náměstí Pod Kaštany (letteralmente: piazza sotto ai castagni) è stata ribattezzata Piazza Boris Nemcov, in onore del politico russo dell’opposizione assassinato nel 2015, in occasione dell’anniversario della sua morte. Il nome della piazza non è stato scelto a caso: è la sede dell’ambasciata russa.

Lo stesso giorno, uno dei vialetti del parco Stromovka di Praga è stato intitolato alla giornalista russa assassinata nel 2006 Anna Politkovskaja. Entrambi i cambiamenti, avviati da una petizione popolare e approvati dalla giunta comunale di Praga-6, sono stati presentati come “un gesto politico nei confronti della Russia e un’espressione di solidarietà con l’opposizione russa e il movimento per i diritti umani”. Non sono particolarmente andati a genio, tra gli altri, a Jiří Ovčáček, portavoce dell’allora presidente ceco Miloš Zeman, che li ha descritti come “un classico esempio di un piccolo e sporco tentativo ceco di picchiare qualcuno e poi nascondersi dietro un faggio”.

Un’altra ridenominazione fortemente politicizzata ha avuto luogo nella primavera 2022, in seguito all’invasione russa dell’Ucraina. Una parte di Korunovační ulice (via dell’Incoronazione) che si collega a Piazza Boris Nemcov, dove si trova l’ambasciata russa, è stata ribattezzata Ukrajinských hrdinů (via degli Eroi ucraini). Anche il ponte ferroviario adiacente è stato intitolato all’eroe di guerra ucraino Vitalij Skakun, morto il giorno dell’inizio dell’invasione, il 24 febbraio, quando fece esplodere un ponte nella città di Cherson per impedire l’avanzata delle truppe russe.

Da allora, la Commissione di storia locale ha ricevuto alcune proposte per rinominare tutti i nomi legati alla Russia, come la piazza dedicata a Ivan Pavlov. La Commissione ha resistito alle pressioni, sostenendo che le persone che vivevano in Russia nel XIX secolo non hanno nulla a che fare con Putin. Questo slancio politico ha incentivato anche alcune proposte per intitolare altri luoghi pubblici a Václav Havel, simbolo per antonomasia della trasformazione post-sovietica, che tuttavia fanno discutere in quanto quel periodo storico rimane caratterizzato da grandi difficoltà sociali ed economiche per una parte della popolazione ceca.

Ogni nuova denominazione è un atto di potere

Dato il numero di “ondate di nuovi nomi” nella storia recente, l’attuale avversione per i nomi a sfondo ideologico è comprensibile. Resta da chiedersi fino a che punto i nomi non politicizzati siano davvero neutrali.

“Qualsiasi nome può essere ideologizzato. A seconda del contesto, un nome innocente può diventare un simbolo politico.”

Lo sottolinea l’etnologo Přemysl Mácha, citando l’esempio della regione di Těšín, dove la presenza di una significativa minoranza polacca rende applicabile il diritto al bilinguismo. Allo stesso modo, anche i nomi che hanno centinaia di anni possono simboleggiare identità etniche diverse.

Di questo parere è anche l’accademica Tereza Jiroutová Kynčlová, la quale cita l’esempio delle strade di Praga del quartiere Vršovice, intitolate alle ex repubbliche sovietiche, i cui nomi ora ci sembrano “innocentemente geografici”.

“Ogni nuovo nome è un atto di potere. Vogliamo ricordare le persone che hanno creato il mondo che ci circonda, e pensare che non avverranno più cambiamenti nelle denominazioni è assurdo. Continueremo a rinominare perché non farlo significherebbe dimenticare”, spiega.

Ci dimentichiamo ancora delle donne

Come ci ricorda Jiroutová Kynčlová, c’è un’amara (e ideologicamente tinta) realtà che è universale: nella ricerca di nuovi nomi dimentichiamo ancora l’importanza di rappresentare le donne. All’estero, la disparità di genere nei nomi delle strade è un argomento di regolare dibattito pubblico. In Italia, ad esempio, gruppi di partigiani hanno spontaneamente riscritto i nomi delle strade con nomi di donne. A Berlino o a Oslo, alcuni comuni si sono addirittura impegnati a intitolare nuovi luoghi esclusivamente a donne, fino a quando non verrà raggiunta una percentuale equa fra i generi.

Secondo Ledvinka, la Commissione di storia locale di Praga sta attualmente cercando di “accentuare” i nomi delle donne. Ne sono un esempio due quartieri praghesi: nel maggio 2020, a Barrandov, otto dei dieci nuovi nomi di strade di Praga sono dedicati ad attrici, mentre le nuove strade di Smíchov City sono destinate a commemorare le donne che hanno preso parte alla lotta contro il totalitarismo. La via principale sarà intitolata a Madeleine Albright, mentre altre saranno dedicate alla collezionista d’arte Meda Mládková, alla pittrice Toyen, alla dissidente Jiřina Šiklová e alla filosofa Hannah Arendt.

Eppure, tra i quasi seicento nuovi nomi di spazi pubblici adottati dal 2010, ce ne sono solo ventotto che commemorano le donne. “Cosa ci dice tutto questo? Che viviamo in una società patriarcale in cui tutti i valori sono adattati agli uomini, compreso il modo in cui guardiamo al passato. Nello spazio pubblico, a cui le donne hanno (avuto) accesso limitato per gran parte del tempo, sono ancora gli uomini a essere celebrati e commemorati”, riassume Nečasová.

La strada dell’eroismo ucraino

Come sottolinea Jiroutová Kynčlová, l’impostazione patriarcale della società influenza anche il modo in cui percepiamo il “significato” delle figure storiche in generale: “Associamo più di frequente un significato storico alla sfera pubblica, dove ci viene insegnato a cercare più spesso figure maschili. Nella nostra società, le donne sono associate alla sfera domestica e al ruolo riproduttivo. E per quanto la società non potrebbe continuare a esistere senza queste funzioni, queste sono considerate meno prestigiose”.

L’autrice cita la ridenominazione di una parte di Korunovační ulice (via dell’Incoronazione) sugli eroi ucraini come esempio di questa concezione patriarcale della storia: “Ho accolto con grande favore la ridenominazione di questa strada di Praga. Però mi dispiace che non sia la via dell’eroismo ucraino: l’esercito ucraino era già composto per il 20% da donne sin da prima dello scoppio dell’invasione russa. Inoltre, eroi non sono solo quelli che fanno parte dell’esercito, ma anche donne che hanno deciso di proteggere i propri figli e genitori trovando loro una casa e un lavoro all’estero, ad esempio nel nostro paese”.

L’uso del maschile generico nel nome della strada ci permette di pensare all’eroismo solo come a una qualità prettamente maschile, che viene dimostrata al meglio sul campo di battaglia. Denominare la strada “Eroismo ucraino” ci permetterebbe quindi di allargare la nostra visione tradizionale e di vedere e riconoscere anche altri atti di eroismo, senza sminuire in alcun modo i meriti dell’esercito ucraino”.

Anche nelle sfere della politica, della scienza o dell’arte, ci sono state molte donne che meriterebbero una strada, ma che ancora non ce l’hanno. Dobbiamo prendere l’iniziativa perché, a causa di barriere strutturali, i loro nomi e il loro lavoro sono meno conosciuti di quelli degli uomini. Anni fa, la testata Denik Referendum aveva stilato un elenco di sei donne che meritano una strada tutta loro: nel quartiere di Smíchov City un parco sarà presto intitolato a una di loro, Alice Masaryk, e a sua sorella Anna.

Come dimostrano gli esempi di [Promenáda] Anna Politkovská a Stromovka o di Paweł Adamowicz (il sindaco di Danzica morto assassinato nel 2019) a Riegrovy Sady, se vogliamo commemorare qualcuno nello spazio pubblico, non dobbiamo necessariamente rinominare o costruire una strada per farlo. In fondo, le figure femminili possono essere onorate anche sotto forma di busti, monumenti o targhe commemorative. Come però conclude Jiroutová Kynčlová, “non dovremmo accontentarci di ‘aggiungere’ semplicemente le donne e i loro nomi allo spazio pubblico, ma dovremmo discutere di quali errori sistemici e strutturali siano insiti nella predisposizione della nostra società, che finora hanno portato a non intitolare strade e luoghi alle donne”.

Traduzione a cura di Claudia Bettiol

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