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Numero 482 della classifica mondiale. È questa la più alta posizione raggiunta, a Natale 1980, da Thomas Emmrich, il miglior tennista di sempre della storia della Germania Est. Un atleta talentuoso, la cui carriera è stata bloccata dalla politica più che dagli avversari.
Un enfant prodige
Berlinese, classe 1953, Thomas Emmrich con la racchetta in mano sembra esserci nato. A qualcuno ricorda per lo stile Roy Emerson, il fuoriclasse australiano vincitore di 12 titoli del Grande Slam in singolare. Emmrich nelle categorie giovanili miete vittime illustri, come i cecoslovacchi Ivan Lendl e Tomas Šmid e il polacco Wojciech Fibak, tutti e tre destinati a una grande carriera. Il tedesco orientale, che all’epoca può viaggiare tranquillamente in Occidente per partecipare ai tornei e alla Coppa Davis giovanile, è legato sentimentalmente a una ragazzina cecoslovacca talentuosa e con un carattere d’acciaio. È Martina Navrátilová.
Ai margini
Nel 1969 la DTSB, il Comitato Olimpico della Germania Est e le sue autorità sportive prendono una decisione che cambierà la vita di Thomas Emmrich e di tanti altri sportivi della DDR. All’interno del riordino e della razionalizzazione delle risorse esclude il tennis dal novero dei Leistungssport, quello ovvero delle discipline che devono essere sostenute e sviluppate. Il declassamento ha una ragione semplice: dal 1924 il tennis non è più sport olimpico e, in rapporto alle possibili medaglie che può portare, l’investimento sarebbe eccessivo. Nel concreto spariscono i finanziamenti per materiali, allenatori e competizioni.
Tornei ATP e Davis? No grazie
Alla fine degli anni Sessanta anche il tennis sta vivendo una profonda trasformazione. Nel 1968 è cominciata l’era professionista e nel 1972 è nata l’Associazione dei Tennisti Professionisti. Thomas Emmrich guarda tutto da spettatore, perché a lui è proibito sia partecipare agli Slam, ai tornei ATP e anche alla Coppa Davis. Può disputare solo competizioni all’interno del Blocco orientale. A nulla servono le rimostranze rivolte a Manfred Ewald, presidente del Comitato Olimpico della DDR, e a Erich Mielke, il più potente uomo del Paese. Al massimo in 18 anni, tra il 1970 e il 1988, il tennista berlinese si accontenta di fare da sparring agli avversari che disputano la Coppa Davis o alcuni tornei in cambio soprattutto di racchette e palline, loro che devono normalmente farle arrivare dalla vicina Cecoslovacchia. L’unica soddisfazione internazionale è datata 1977. In Bulgaria vince l’argento in doppio alle Universiadi in coppia con Andreas John.
La (doppia) beffa di Sofia
A questo regime di segregazione sportiva Thomas, che vincerà in patria una quantità infinita di titoli e sarà imbattuto per 17 anni, riesce a scappare solo due volte nelle stagioni 1980-1981, dove riesce a disputare sia il singolare che il doppio all’Open di Sofia. Sul come Emmrich abbia partecipato a due edizioni del torneo bulgaro ci sono più versioni. Da chi dice che sia iscritto di nascosto, a chi sostiene che le autorità sportive della DDR non sapessero che quel torneo faceva parte del Volvo Tour, circuito dunque professionistico. Quello che rimane è che Thomas in Bulgaria fa bene. In singolare esce per due volte al secondo turno, nel 1980 arrivando dalle qualificazioni, mentre in doppio fa addirittura meglio. Finale al debutto, in coppia con il sovietico Vadim Borisov e nel 1981 vittoria insieme al ceco Jiří Granát. Sono i suoi unici punti ATP e anche gli unici per un tennista della Repubblica Democratica Tedesca. Buoni risultati che destano l’interesse dei vertici sportivi della DDR. Da riscuotere infatti ci sono i premi ed Emmrich, essendo un dilettante, non può riscuotere. Dopo il rifiuto del tennista di devolverli a loro, la Federazione li intasca direttamente, anche perché sono in valuta occidentale.
Le ultime illusioni
Gli anni Ottanta sono quelli del boom del tennis. In Germania Ovest è scoppiata la Becker-Mania e il CIO decide di riammettere ai Giochi Olimpici il tennis, inizialmente come disciplina dimostrativa a Seul 1988. È troppo tardi per Emmrich e per i suoi connazionali. Thomas si ritira per un ginocchio sofferente, con 46 titoli tra singolo, doppio e doppio misto, prima che la Germania torni a essere una.
Un piccolo risarcimento per Thomas Emmrich
Dopo la caduta del Muro, Thomas Emmrich cerca di reinveintarsi tra Germania e Repubblica Ceca. Non gli andrà benissimo, anzi. Quello che non perde è la passione per il tennis. Dando ragione a quello che diceva Martina Navrátilová, che lo pronosticava come un possibile top ten, Emmrich vince ripetutamente nelle varie categorie master. Una parziale rivincita Thomas se la prende grazie a suo figlio Martin, classe 1984. Lui è diventato davvero un professionista e come il padre è specialista nel doppio, tanto da vincere 4 titoli ATP e arrivare alla posizione 35 del ranking. Nel 2013, contro il Brasile ha anche rappresentato la Germania in Coppa Davis, dove suo padre Thomas non era arrivato, non per scarso talento, ma per la Storia.
Classe 1984, nato a Sesto San Giovanni quando era ancora la Stalingrado d’Italia. Germanocentrico, ama la Spagna, il Sudamerica e la Mitteleuropa. Collabora con Avvenire e coordina la rivista Cafè Rimet. È autore dei volumi “C’era una volta l’Est. Storie di calcio dalla Germania orientale”, “Rivoluzionari in campo” e coautore di “Non solo Puskas” e “Quattro a tre”.