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Giovedì 17 gennaio è ufficialmente iniziato il Trieste Film Festival 2025, il principale appuntamento italiano con il cinema dell’Europa centro-orientale, giunto alla la 36esima edizione. Quest’anno la consueta rassegna dedicata alla regia femminileWild Roses fa tappa in Serbia, presentando una selezione di undici opere dirette da registe serbe. Curata dal regista Stefan Ivančić, produttore e membro del comitato di selezione del Festival di Locarno, la sezione ha lo scopo di promuovere le nuove prospettive femminili provenienti dalla Serbia contemporanea, dopo che il focus è stato rivolto negli scorsi anni a Polonia, Georgia, Ucraina e Germania.
La nostra selezione dal programma del Trieste Film Festival 2025
Anul nou care n-a fost (The New Year That Never Came) di Bogdan Mureșanu – Romania-Serbia, 2024, 138’
23 gennaio
ore 22
Se non siete ancora stanchi delle rappresentazioni un po’ desolate e al contempo piuttosto assurde tipiche dell’est Europa ai tempi del comunismo, allora il dramma di Bogdan Mureșanu Anul nou care n-a fost (L’anno nuovo che non venne mai), premiato come miglior film della sezione Orizzonti alla Mostra del Cinema di Venezia 2024, potrebbe piacervi.
Non abbastanza ricca di quel grigiore deprimente che solitamente affligge le storie provenienti dall’ex cortina di ferro e con un pizzico di carattere alla “feel-good movie”, la pellicola di Mureșanu racconta, sullo sfondo e sull’orlo della rivoluzione rumena, sei diverse storie interconnesse che precedono quel fatidico 21 dicembre 1989 che porterà alla caduta del regime comunista guidato da Nicolae Ceaușescu. Attenzione: la parte dedicata agli eventi storici potrebbe destare qualche dibattito!
The Shameless di Konstantin Bojanov – Bulgaria-India-Francia-Svizzera-Taiwan, 2024, 115’
22 gennaio
ore 14
Una produzione lunghissima e tormentata, interamente girata in India, con cui il regista bulgaro Konstantin Bojanov porta sul grande schermo le condizioni delle donne in India. La protagonista fugge dopo aver ucciso un poliziotto in un bordello di Delhi e cerca rifugio in una comunità di sex worker. Lì incontra la prostituta diciassettenne Devika, di cui si innamora. Nonostante la trama quasi prevedibile, questa favola nera ha molto di più da raccontare ed è stata presentata nella sezione Un Certain Regard alla scorsa edizione del Festival di Cannes, dove Anasuya Sengupta ha ottenuto il premio come Migliore attrice.
Pod Wulkanem (Under the Volcano) di Damian Kocur – Polonia, 2024, 105’
24 gennaio
ore 16:30
L’invasione russa dell’Ucraina torna a fare da sfondo anche quando si parla di una vacanza alle Canarie: una famiglia ucraina di quattro persone diventa rifugiata da un giorno all’altro. Con la guerra in Ucraina che entra ormai nel suo terzo anno, questa pellicola premiata al Toronto IFF del 2024 ci fa capire come sia importante non dimenticare quello che è successo nel 2022 e quello che sta accadendo ancora oggi non lontano da noi. Kocur, con la storia di una famiglia comune e quasi estranea ai temi di politica internazionale, riesce a mantenere vivo il dramma della guerra nella nostra mente.
Nakon ljeta (My Late Summer) di Danis Tanović – Croazia-Bosnia ed Erzegovina-Romania-Slovenia-Serbia, 2024, 98’24 gennaioore 18:30
Dal regista di No Man’s Land, la storia di una diatriba familiare legata a un’eredità che si trasforma nella ricerca delle proprie radici e della propria identità. La figlia illegittima di un isolano croato, Maja non conta di trattenersi più del dovuto in Dalmazia, ma verrà travolta dagli eventi. Presentato in anteprima alla 30esima edizione del Festival del cinema di Sarajevo, il film è stato selezionato per rappresentare la Bosnia ed Erzegovina agli Oscar, senza però essere nominato.
I diari di mio padre (My Father’s Diaries) di Ado Hasanović – Italia-Francia, 2024, 93’21 gennaio
ore 10:30
Nell’agosto 1993, a Srebrenica, Bekir Hasanović baratta una moneta d’oro per la videocamera con la quale da quel momento in poi filma la vita di ogni giorno. Suo figlio Ado, regista italo-bosniaco trapiantato a Roma, parte da queste immagini e dalle pagine dei diari del padre per raccontare la loro storia di sopravvissuti al genocidio di Srebrenica, ma che non hanno mai affrontato ciò che avevano passato.
L’opera intreccia tre elementi: i filmati del regista in prima persona, i materiali degli anni Novanta raccolti dal padre; e le pagine drammatiche dei diari, letti in voice over. Ado Hasanović è il fondatore del Silver Frame Film Festival, che si tiene proprio a Srebrenica. Il documentario è presentato fuori concorso al Trieste Film Festival 2025.
Crossing di Levan Atkin – Svezia, Georgia, Francia, 2024, 106’24 gennaio
ore 20:30
Lia, un’insegnante in pensione, è alla ricerca della nipote Tekla. Trovando nel giovane Achi un improbabile compagno di viaggio, Lia, sulle tracce di Tekla, arriva a Istanbul dove riceverà il supporto di Evrim, un avvocato che difende i diritti delle persone transgender. A distanza di cinque anni dal successo internazionale di And Then We Danced (2019), Levan Atkin torna sul grande schermo per raccontare le difficoltà della comunità LGBTQIA+ in una società conservatrice come quella georgiana. Se queste sono problematiche di lungo corso, il parlamento georgiano ha recentemente adottato un pacchetto di leggi che di fatto hanno legittimato l’omobitransfobia, rendendo il lungometraggio (qui la recensione completa che avevamo scritto), particolarmente attuale.
Rok z życia kraju (A Year in the Life of a Country) di Tomasz Wolski – Polonia, 2024, 85’21 gennaio
ore 18:00
Per chi ama i documentari, il regista polacco Tomasz Wolski ne realizza uno per scoprire o rivivere, nel modo più consapevolmente possibile, i tempi della legge marziale imposta in Polonia il 13 dicembre 1981 e rimasta in vigore fino al 22 luglio 1983. Basato su materiali d’archivio (tra cui quelli inediti di Lech Wałęsa), Un anno nella vita di un paese è un vero retroscena di un passato alquanto buio per il paese, caratterizzata da una forte repressione: l’introduzione della legge marziale da parte del governo comunista, che voleva schiacciare l’opposizione guidata dal movimento di Solidarność, limitò drasticamente la vita quotidiana dei cittadini.
78 dana (78 days) di Emilia Gašić – Serbia, 2024, 82’18 gennaio
ore 20:30
In una cittadina della Serbia rurale le sorelle Sonja, Dragana e Tijana salutano il padre, che è stato mandato a combattere in Kosovo. Le ragazze riescono a trovare una videocamera Hi8, con la quale documentano la loro vita di campagna, mentre sullo sfondo è in corso la campagna di bombardamenti della Nato. Nel frattempo, in una casa vicina, si stabilisce un ragazzo insieme alla sorella, entrambi scappati dalla capitale. 78 dana è una storia di ragazzi che crescono e si scoprono mentre alle loro spalle il mondo come lo conoscono letteralmente brucia.