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Il 2024 in Georgia è iniziato all’insegna delle polemiche legate alla presenza di un’icona di Stalin nella cattedrale della Santissima Trinità di Tbilisi (Sameba in georgiano), la più grande chiesa del paese. Esse hanno mostrato come la memoria del dittatore nel suo paese natio giochi ancora un ruolo nella vita politica della Georgia.
La “scoperta” dell’icona di Stalin
La vicenda si è aperta alla vigilia del Natale ortodosso, il 6 gennaio, quando l’arciprete Ilia Chigladze e l’ex parlamentare Giorgi Kandelaki hanno pubblicato l’immagine dell’icona di Stalin sui social network. In particolare, un post su Facebook di Kandelaki, attualmente ricercatore presso SovLab, istituto che studia il passato sovietico del paese, ha ricevuto grande visibilità portando la questione all’ordine del giorno.
“La presenza di un’icona di Iosif Stalin, iniziatore della distruzione dell’indipendenza della Georgia, responsabile dell’assassino di migliaia di membri del clero e creatore del sistema totalitario sovietico, nella Cattedrale della Trinità, è un altro successo della macchina da guerra dell’informazione russa.”
Giorgi Kandelaki
L’immagine incriminata si trova in un’icona che raccoglie diciotto episodi della vita della Matrona di Mosca, vissuta nel Ventesimo secolo e canonizzata come santa dalla Chiesa ortodossa russa. Uno di questi rappresenta un presunto incontro tra la Matrona e Stalin avvenuto durante la Seconda guerra mondiale. A quanto dichiarato dalle autorità ecclesiastiche georgiane, l’icona era presente da mesi nella chiesa senza che nessuno ci avesse fatto caso.
Dopo la “scoperta”, Davit Tarkhan-Mouravi, uno dei fondatori del partito di stampo conservatore Alleanza dei Patrioti, ha annunciato di aver donato l’icona alla cattedrale aggiungendo che Stalin avrebbe incontrato la Matrona in cerca di consiglio durante la Seconda guerra mondiale.
E intanto esplodevano le polemiche e le discussioni sulla presenza di Stalin in un luogo di culto. Da una parte chi, sulla falsariga di Kandelaki, era contrario all’icona, vista come simbolo di una pagina di storia da chiudere. Dall’altra, una minoranza rumorosa che si è schierata, se non apertamente in supporto di Stalin, quanto meno in difesa della Chiesa, vista come garante dei “valori tradizionali” georgiani messi in pericolo dall’Occidente.
Apparteneva al primo gruppo di persone l’attivista di opposizione Nata Peradze che, il 9 gennaio, ha pubblicato un video dell’icona imbrattata di vernice blu.
Tra gli esponenti del secondo gruppo coloro che, sebbene inizialmente non fosse chiaro se Peradze fosse stata l’autrice del gesto, l’hanno considerata tale fin da subito nelle discussioni sui social network. E, sempre nelle file di questo secondo gruppo, i centinaia di attivisti del gruppo di estrema destra Alt-info, inclusi diversi esponenti della chiesa, che il 10 gennaio si sono dati appuntamento davanti alla casa dell’attivista insultandola e provando a entrare nell’abitazione.
“Stalin è stato il più grande georgiano di tutti i tempi.”
Konstantine Morgoshia, Alt-info
Alt-info è un movimento ultraconservatore fondato nel 2019 contrario alla democrazia liberale e all’Occidente e favorevole al riavvicinamento della Georgia alla Russia. Nel corso della sua esistenza, gli attivisti del movimento si sono distinti per i ripetuti gesti di violenza ai danni dei partecipanti dei Pride nel triennio tra il 2021 e il 2023. Quest’anno il movimento prenderà per la prima volta parte alle elezioni parlamentari.
Nel frattempo, l’icona veniva ripulita e spostata in un luogo più visibile della cattedrale della Santissima Trinità e, in risposta all’attacco con la vernice, il partito di governo Sogno Georgiano, che mantiene un atteggiamento piuttosto ambiguo verso le frange ultraconservatrici, annunciava di voler inasprire le pene contro i gesti di vandalismo di luoghi e simboli di culto.
“Tale comportamento non cristiano in chiesa e, in generale, le azioni offensive nei confronti di qualsiasi religione creano elementi validi per fomentare dispute per motivi religiosi. Questo è del tutto inaccettabile per noi.”
Anri Okhanashvili, Sogno Georgiano
La vicenda è continuata nei giorni successivi. L’11 gennaio, a sorpresa, il Patriarcato della Chiesa ortodossa georgiana ha invitato i donatori dell’icona a modificarla, in quanto l’episodio dell’incontro tra la Matrona e Stalin non rientra nella vita della santa, così come canonizzata dalla Chiesa ortodossa russa.
Nonostante questo, il 13 gennaio centinaia di attivisti di Alt-info si sono dati appuntamento davanti al parlamento per chiedere di punire gli autori del gesto del 9 gennaio. I manifestanti hanno poi sfilato per le strade di Tbilisi chiudendo la protesta con una preghiera di gruppo nella cattedrale della Santissima Trinità.
Dopo tutte queste discussione e polemiche l’icona è stata infine rimossa il 17 gennaio e il 2 febbraio il tribunale cittadino di Tbilisi ha condannato Peradze a cinque giorni di detenzione per averla imbrattata.
Come si evince dagli eventi di questi ultimi giorni, la figura di Stalin rimane divisiva in Georgia. Le fosse comuni scoperte a Tbilisi e a Batumi dimostrano che il terrore staliniano non ha risparmiato la patria del dittatore, ma il mito della figura del compatriota è rimasto tra i georgiani nei decenni che seguirono la morte di Stalin sopravvivendo anche al crollo dell’Unione Sovietica.
Guardando al periodo seguito all’indipendenza della Georgia nel 1991, a fronte di una legge che vieta lo sfoggio pubblico di simboli sovietici dal 2011, il culto staliniano perdura soprattutto tra le vecchie generazioni.
Nelle campagne si possono ancora trovare ritratti del dittatore appesi alle finestre, mentre, a Tbilisi, un gruppo di anziani si è attivato per restaurare la Tipografia di Stalin. All’interno di questa sorta di Mecca comunista, un signore racconta in modo sinceramente appassionato le gesta eroiche del giovane Koba nella Russia zarista.
A Gori, dove si può visitare il famoso Museo di Stalin, si è discusso per anni dell’opportunità di ripristinare la statua del dittatore che le autorità avevano rimosso dalla piazza centrale della città nel 2010, di notte, nel timore di scatenare una protesta.
L’ambivalenza nei confronti di Stalin è confermata anche a livello statistico. Un sondaggio condotto da Caucasus Research Resource Center Georgia nel 2021 ha ad esempio rilevato che il 66% dei rispondenti concordava con la frase: “Stalin era un leader saggio che ha portato forza e prosperità all’Unione Sovietica” ma, al contempo, il 52% era d’accordo nel dire che “Stalin era un tiranno responsabile della morte di milioni di persone innocenti”. Inoltre, tutti i sondaggi mostrano che la vasta maggioranza della popolazione è favorevole all’ingresso del paese nell’Unione Europea.
Visto il minore interesse delle giovani generazioni cresciute nella Georgia indipendente per la figura di Stalin, si può pensare che controversie come questa verranno meno nel prossimo futuro.
Nato a Milano, attualmente abita a Vienna, dopo aver vissuto ad Astana, Bruxelles e Tbilisi, lavorando per l’Osce e il Parlamento Europeo. Ha risieduto due anni nella capitale della Georgia, specializzandosi sulle dinamiche politiche e sociali dell’area caucasica all’Università Ivane Javakhishvili. Oltre che per Meridiano 13, scrive e ha scritto della regione per Valigia Blu, New Eastern Europe, East Journal e altre testate.