Domenica 20 ottobre ha avuto luogo una delle più sofferte elezioni degli ultimi anni. Più di un milione e mezzo di persone si sono recate al voto in Moldova e (240.548 di moldavi della diaspora per un totale di 1.562.705) per il primo turno delle elezioni presidenziali e per il referendum costituzionale volto a facilitare l’accesso del paese nell’Unione Europea.
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L’affluenza alle urne ha raggiunto il 51,68% totale e più del 1.488.874 degli elettori hanno votato nel referendum, di fatto superando il 33% di quorum necessario per rendere il risultato valido.
Fino alle 7 del mattino in Moldova, con il 98% dello scrutinio completato, il “sì” superava il “no” di solo duemila voti, dando l’impressione di un paese spaccato a metà. A mezzogiorno, con il 99,41% dello spoglio completo, i sì raggiungevano il 50,39% o 746.032 voti e i no 49,61% 734.571. A scrutinio completato i sì hanno raggiunto 750.075 voti (50,38%) e i no 738.799 (49,62%).
Mai come prima, la forza fondamentale nella vittoria del sì è stata la diaspora, che ha votato sì con una percentuale del 76,96% (181.254 voti).
Nella capitale Chișinău il sì è stato dato dal 55,98% degli elettori, mentre spiccano con il no la Gagauzia con il 94,84% e della Transnistria con il 68,98% (ma con soli 15.526 votanti).
La presidente del paese, Maia Sandu, ha attribuito questo risultato incerto alle numerose interferenze organizzate dalla Russia attraverso l’oligarca Ilan Șor. Oltre ai soldi spesi nel nord della Moldova per il voto di scambio menzionati da Meridiano 13 la scorsa settimana, la polizia ha parlato di 88 perquisizioni che hanno interessato circa 100 ragazzi che da luglio sono stati istruiti da membri di Wagner in Bosnia ed Erzegovina in tecniche di combattimento in strada; le autorità della Transnistria si sono rifiutate (contrariamente al solito) di trasportare i votanti ai seggi elettorali; e il server del parlamento del paese è stato soggetto ad attacchi informatici.
Più facile, invece, è stato il voto per il primo turno delle presidenziali: Maia Sandu ha ottenuto ben il 42,45% delle preferenze o 656.354 voti, più di quelle del primo turno nel 2020 con 487.635 (36,16%), ma anche in questo caso è stata spinta dal voto della diaspora. Alexandr Stoianoglo, invece, si è piazzato al secondo posto con il 25.98%. Apparentemente sorprendente, il risultato dell’ex procuratore è spiegato dal tradizionale supporto ideologico dei moldavi per i socialisti. Infine, si colloca al terzo posto Renato Usatîi con il 13,79% delle preferenze.
La situazione non è delle più rosee per il secondo turno perché una serie di investigazioni legano tanti dei candidati a Șor, incluso Usatîi e Vasile Tarlev. Tra due settimane, la lotta tra i candidati al secondo turno delle presidenziali si prevede tanto agguerrita, quanto quella per il referendum.
*I dati sul voto in Moldova sono stati aggiornati allo spoglio completo.