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Zadušnice, a pranzo con il morto

Il rapporto con l’aldilà, la commemorazione dei defunti e le tradizioni ad essi collegati variano da popolazione a popolazione, e le loro origini si perdono nella notte dei tempi. In questo articolo andremo alla scoperta della Zadušnice, un’usanza che, declinata in forme leggermente diverse, si ritrova in tutta la penisola balcanica.

La liturgia ortodossa – come anche quella cattolica – prescrive diverse commemorazioni in ricordo dei defunti nel corso dell’anno. Una delle più importanti sono le Zadušnice (o Zadušnica, nella variante in lingua bulgara e macedone), che si celebra sempre il sabato prima di Mitrovdan (San Demetrio di Tessalonica) e che nel 2024 cade il 2 di novembre. L’8 novembre, il giorno dedicato a San Demetrio, tutti dovrebbero restare a casa, poiché credenza vuole che chi non ci stia sarà destinato a trascorrere tutto l’anno seguente fuori casa o comunque in casa d’altri.

Tradizionalmente a Mitrovdan è associato l’inizio della stagione fredda e per questo la maggior parte dei lavori nei campi o all’aria aperta dovrebbe essere completata entro questa data, per non rischiare di restare bloccati o fortemente ostacolati dal gelo, che da quel momento in poi potrebbe arrivare all’improvviso. Le bande di ribelli e banditi di fede ortodossa, ligi a questo precetto, usavano sciogliersi a Mitrovdan per andare a svernare in solitudine, ricostituendosi solo alla fine dell’inverno, tradizionalmente nel giorno di celebrazione di un altro santo di fondamentale importanza, tanto per il culto ortodosso che cattolico: San Giorgio.

Il giorno di San Demetrio, in ogni caso, si ritiene che sia premonitore dell’inverno venturo: a un Mitrovdan soleggiato corrisponde un inverno mite, mentre in caso di neve il gelo è destinato a durare almeno fino ad aprile.

Zadušnice, la festa per i morti

Torniamo alle nostre Zadušnice. La particolarità del 2024 è che il sabato prima di Mitrovdan coincide anche con la commemorazione cattolica dei defunti, che cade invece sempre il 2 novembre, in seguito alla festa di Ognissanti. Quest’anno cattolici e ortodossi, insomma, si recheranno insieme al cimitero per commemorare i rispettivi defunti.

Le comunanze più o meno finiscono qui. A differenza del mondo cattolico, alle popolazioni ortodosse oltreadriatico è prescritto di accendere una candela per i propri amici e familiari scomparsi direttamente sulle loro tombe. Solo salvo cause di forza maggiore si è esentati da questo vero e proprio dovere, adempiendo comunque a questo precetto presso una qualsiasi chiesa ortodossa.

Zadušnice in Serbia, 1914-1918
Zadušnice in Serbia, 1914-1918 (Wikimedia Commons)

Non si tratta però solo di una questione di candele: il giorno in cui ricorrono le Zadušnice si celebrano una messa per i defunti, durante la quale vengono offerti vari prodotti votivi. In larga misura si tratta di ricavati del grano frammisto a vino, che i fedeli portano direttamente in chiesa per la loro consacrazione.

Una volta adempiuto a questo dovere religioso e assistito alla funzione, i fedeli si recano nei cimiteri dove sono sepolti i propri cari recando con sé lo stesso cibo portato in chiesa, da condividere sia con il defunto che con i presenti, anche se sconosciuti. La convivialità non è solo un fatto di buona educazione: in questa circostanza particolare non condividere il proprio cibo sulla tomba dei defunti costituisce un grave peccato, almeno tanto grave quanto il rifiutarlo.

Tradizionalmente si porta con sé vino, pane e cereali, ma non è raro spargere sulla tomba dello scomparso anche dell’incenso. Le noci vengono spesso rotte e lasciate sopra il luogo di sepoltura come frutto ctonio, invitando in questo modo le anime a partecipare al banchetto con i vivi.

Zadušnice in Serbia, 1914-1916
Zadušnice in Serbia, 1914-1916 (timelessmoon)

A un ipotetico visitatore estraneo a queste tradizioni si aprirebbero scenari stranianti, che per alcuni potrebbero risultare macabri o comunque surreali, fatti di brindisi e veri e propri pic-nic più o meno organizzati tra lapidi, sepolcri e tombe dei più piccoli cimiteri di provincia. In realtà si tratta di usanze ancestrali, che affondano le proprie radici nel misterioso rapporto che lega vivi e morti sin dall’alba della civiltà umana.

Secondo la credenza popolare, durante le Zadušnice le anime dei propri antenati vengono dall’aldilà a fare visita ai propri cari, ecco perché è importante offrire delle libagioni e prendersi cura dei loro sepolcri. L’inosservanza di queste accortezze fondamentali, la trascuratezza delle tombe e addirittura la dimenticanza dei propri avi si ritiene che possa fare adirare le anime dei defunti, provocando vere e proprie calamità quali piaghe, malattie, inondazioni e siccità.

Altre commemorazioni dei defunti

A causa dell’autocefalia dei patriarcati appartenenti alla chiesa orientale, pur presentando dei distinguibili tratti di fondo comuni, le Zadušnice presentano differenze a seconda dell’area geografica di riferimento, che rendono i riti di volta in volta celebrati straordinariamente ricchi e variegati.

Similmente i giorni di commemorazione comandati in ricordo dei defunti, sebbene siano gli stessi in tutto il vasto mondo ortodosso, si presentano in forme sempre diverse l’una dall’altra. Oltre alle Zadušnice, celebrate in autunno, i cristiani ortodossi sono tenuti a ricordare i defunti in primavera, tradizionalmente il secondo lunedì dopo Pasqua, il sabato prima della Pentecoste (la discesa dello spirito santo e la nascita della Chiesa, il cinquantesimo giorno dopo la Pasqua), prima di San Michele e in occasione dell’Epifania.

Al di fuori del grande alveo del culto ortodosso sopravvive poi una festa di origini pagane nota con vari nomi – Pokladi, Poklade, Pročka – diffusa con innumerevoli variazioni in tutto il mondo slavo, legata al culto del sole e all’arrivo della primavera. Molte di queste usanze sono celebrate tutt’oggi nell’ambito del Carnevale, quando avvengono delle vere e proprie esorcizzazioni nei confronti del maligno, per accogliere l’arrivo della bella stagione e festeggiare il trionfo della vita sulla morte.

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Nicola Zordan
Nicola Zordan

Mosso da un sincero interesse per la storia e la cultura della penisola balcanica, si è laureato in Studi Internazionali all’Università di Trento, per poi specializzarsi in Studi sull’Europa dell’Est all’Università di Bologna. Ha vissuto in Romania, Croazia e Bosnia ed Erzegovina, studiando e impegnandosi in attività di volontariato. Tra il 2021 e il 2022 ha scritto per Osservatorio Balcani Caucaso Transeuropa. Attualmente risiede in Macedonia del Nord, dove lavora presso l’ufficio di ALDA Skopje.