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Un mondo animale non allineato: lo zoo sulle isole Brioni

Il cerimoniale diplomatico che regola l’organizzazione delle visite ufficiali tra le alte autorità di due stati prevede sempre uno scambio di doni tra le delegazioni. Un momento che non viene quasi mai raccontato dalla cronaca, messo in secondo piano dai temi politici trattati durante gli incontri. Nella Jugoslavia socialista questo momento era un’occasione particolarmente gradita al presidente Tito, affatto priva di significati politici.

Ogni regalo rappresentava infatti un simbolo di amicizia e rispetto tra le nazioni. Del Maresciallo era noto il grande amore per gli animali e la natura e proprio per questo egli decise di dare vita a uno zoo sulle isole Brioni, suo rifugio estivo e sede diplomatica de facto del paese. In questo zoo trovano ancora oggi casa animali esotici, regalati al leader jugoslavo dai capi di Stato di tutto il mondo.

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Lo zoo sulle isole Brioni

L’idea di creare uno zoo nell’incantevole scenario delle isole Brioni cominciò a concretizzarsi già nei primi anni Cinquanta, quando le isole divennero la residenza estiva di Tito e luogo dei più importanti incontri diplomatici.

Proprio durante un summit, svoltosi sull’isola nel 1956 con il presidente egiziano Gamal Nasser e il primo ministro indiano Jawaharlal Nehru, nacque l’idea di costruire un movimento capace di tenere insieme tutti quei paesi del sud del mondo che non aderivano a nessuno dei due blocchi della Guerra fredda. Questa idea si concretizzò nel 1961 a Belgrado con la nascita del Movimento dei paesi non allineati.

Tra i fondatori del Movimento, nonché primo segretario, Tito era solito condurre lunghissimi viaggi in Asia e Africa per incontrare le più alte autorità dei paesi coinvolti. Questi viaggi non avvenivano però in aereo, bensì a bordo del famosissimo panfilo chiamato, non a caso, Galeb (Gabbiano). E proprio sulla Nave della pace, come era anche soprannominato il Galeb, venivano trasportati gli animali regalati dalle autorità dei paesi visitati. L’idea del Maresciallo era quella di ricreare in patria, a due passi da quella parte di Europa sotto l’influenza statunitense, un piccolo “mondo animale non allineato”.

Tigri e orangotango

Tra il 1958 e il 1961, Tito visitò con il Galeb decine di paesi asiatici e africani stringendo con loro accordi commerciali, scambi culturali tra università e supporto militare, come quello destinato al Fronte di liberazione algerino nel 1958. Da ogni viaggio il Maresciallo tornava con nuovi regali, fossero oggetti tipici dal forte valore simbolico o animali locali. Tra questi la tigre, simbolo di potenza e agilità, regalata dal ministro della Difesa indonesiano in onore “della relazione di amicizia tra i paesi e in particolare tra le loro forze armate”.

Questo non fu però l’unico dono del governo indonesiano. Pochi anni dopo la tigre, infatti, Tito ricevette anche due orangotanghi.

Tito e gli orangotanghi indonesiani (Francesco Lombardi)

Zebre e leopardi

Tra il 1960 e il 1961, il presidente guineano Seku Ture fece recapitare al leader jugoslavo una zebra della steppa e una zebra montana, la più piccola tra la specie. Le caratteristiche principali di questo animale sono il suo colore striato e il vivere in gruppi numerosi, composti anche da centinaia di esemplari. Questi due elementi, accomunati tra loro, permettono alla zebra di confondere i predatori rendendo più complicato individuare quella da attaccare. Per questo, la zebra rappresenta anche il simbolo dell’agire collettivo e della collaborazione per la sopravvivenza. Traslato sul piano politico, proprio quello che voleva rappresentare l’alleanza tra tutti i sud del mondo riuniti nel Movimento dei paesi non allineati.

Un altro storico leader con cui Tito poteva vantare una personale amicizia fu l’imperatore etiope Haile Selassie, il primo reale a visitare la Jugoslavia nel 1954, che pare abbia regalato all’amico jugoslavo un leopardo, simbolo di forza, libertà e coraggio.

Elefanti e mucche indiane

Gli animali di Brioni che più di tutti hanno conquistato fama internazionale sono stati però i due elefanti, Sony e Lanka, regalati nei primi anni Settanta da Indira Gandhi. La vita dei due pachidermi, simbolo di pazienza e saggezza, ha attraversato tutta la storia jugoslava sopravvivendo non solo a Tito, ma anche alla dissoluzione violenta del paese negli anni Novanta. Sony, il primo ad arrivare sull’isola nel 1970, è morto nel 2010 mentre Lanka è ancora viva e ospitata presso il parco nazionale tuttora esistente.

Molti anni prima, nel 1959, sempre dall’India e più precisamente dal primo ministro e amico Nehru, Tito ricevette anche alcune mucche sacre o zebù, rappresentanti sia la forza che la non violenza.

Tito e l’elefante Lanka ospitata nello zoo sulle isole Brioni (foto dal libro Tito u prirodi i lovu)

Il pappagallo Koki

Lanka non è però il solo animale del Maresciallo ancora in vita. A farle compagnia c’è infatti Koki, il pappagallo che il leader jugoslavo era solito mostrare in pubblico durante le feste private e negli incontri ufficiali con ospiti internazionali. Ottenuto nel 1970 e poi regalato nel 1977 alla nipote Saša per il suo compleanno, il cacatua dalla cresta gialla è famoso per il suo linguaggio poco gentile verso i visitatori e per il suo ricordo di Tito, di cui pronuncia ancora oggi il nome.

Lama e struzzi

Nella sua lunga carriera da “viaggiatore”, il presidente jugoslavo non si limitò a rafforzare i legami solo con i paesi dell’Africa e dell’Asia. Tra il settembre e l’ottobre 1983 si recò infatti anche in Sud America, visitando Brasile, Cile, Bolivia, Perù e Messico. Da quel viaggio, che sarebbe poi proseguito negli Stati Uniti per un incontro con il presidente John F. Kennedy, tornò con alcuni lama, simbolo di resistenza e pazienza, e struzzi nandù, il più grande uccello del continente simboleggiante la giustizia e la capacità di far fronte alle difficoltà.

Passione per la natura

Quella di Tito fu una vera e propria passione per la zoologia. Si prendeva personalmente cura di molti animali, interessandosi allo studio degli habitat e del cibo adatto per garantire loro, per quanto possibile, un’alta qualità della vita. Lo zoo sulle isole Brioni divenne così un luogo di convivenza tra specie autoctone e animali provenienti da ogni angolo del mondo. Oggi lo zoo rappresenta solo un’attrazione turistica, ma per il leader jugoslavo era qualcosa di più di un semplice vizio personale. Si trattava di costruire un luogo simbolo di unità e fratellanza a livello globale, capace di creare un ponte tra culture e paesi diversi.

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Marco Siragusa
Marco Siragusa

Dottore di ricerca in Studi internazionali e giornalista, ha collaborato con diverse testate tra cui East Journal e Nena News Agency occupandosi di attualità nell’area balcanica. Coautore dei libri “Capire i Balcani Occidentali” e “Capire la Rotta Balcanica”, editi da Bottega Errante Editore. Vice-presidente di Meridiano 13 APS.